I disservizi dell’azienda, innescati dalla riorganizzazione eseguita a Messina, nel mirino del sindacato: lunedì un nuovo sit-in al Palazzo delle Poste di via Olimpia
Torna a farsi sentire la protesta dei lavoratori postali per la riorganizzazione del servizio di recapito che ha mandato in tilt la consegna della posta e sta causando tensioni e stress agli stessi lavoratori. Lunedì prossimo, 2 maggio, dalle 8 alle 10, il Sindacato Lavoratori Postali della Cisl organizza il secondo sit-in di protesta, dopo quello tenutosi a Pistunina, questa volta davanti il palazzo delle Poste di via Olimpia, altro centro cittadino del recapito.
Anche nella sede di Messina Nord si lamentano gli stessi problemi della stessa gravità e naturalmente nessuna soluzione. «I lavoratori e i cittadini stanno pagando sulla propria pelle l’ostinazione aziendale a non modificare il progetto che va rivisto e calato sulla realtà territoriale – afferma la segretaria provinciale del Slp Cisl, Gisella Schillaci – Da Poste Italiane registriamo solo silenzio e quindi siamo costretti a ricorrere ancora alla protesta ricordando nuovamente all’azienda che la mancata consegna della corrispondenza o i gravi ritardi sono da considerarsi come un grave problema sociale per la cittadinanza oltre che per tutti i lavoratori».
Nell’ambito della protesta, il segretario regionale dei postali Cisl, Giuseppe Lanzafame, ha scritto una lettera a tutti i parlamentari siciliani focalizzando l’attenzione non solo sulle problematiche inerenti il recapito ma anche l’altro grave aspetto di natura sociale che riguarda i ragazzi assunti con contratto part-time e che nel territorio messinese rappresentano il 50% della forza lavoro agli sportelli negli uffici postali. «Dopo il sacrificio dei genitori che hanno perduto buona parte dei loro emolumenti – ha sottolineato nella lettera Lanzafame – questi giovani continuano a non avere futuro né certezze sulla possibilità di una loro conversione del contratto di lavoro in full time. Così si proibisce il futuro a famiglie già composte che appena sopravvivono e famiglie che non possono formarsi perché non possono progettare il loro domani».