La Cisl denuncia disparità di trattamento nei confronti delle lavoratrici madri: ostacolato il passaggio al full time
L’accordo sottoscritto nel giugno 2015 tra Poste Italiane e le organizzazioni sindacali per la trasformazione, su tutto il territorio nazionale, del contratto di 480 lavoratori in full time sarebbe discriminatorio. A denunciarlo sono il Sindacato Lavoratori Postali della Cisl Messina e la consigliera di parità della provincia di Messina, Mariella Crisafulli. L’accordo, in Sicilia, era rivolto a 70 lavoratori part time ma non teneva conto dei periodi di congedo obbligatori per maternità e paternità nonostante l’articolo 43 del contratto nazionali li equipari “a servizio prestato” e quindi devono essere “valutati per intero ad ogni conseguente effetto contrattuale”. Le dipendenti, quindi, non hanno avuto conteggiate come ore di effettiva prestazione lavorativa il periodo di maternità e sono state considerate del tutto assenti dal servizio perdendo di fatto la possibilità, specie in alcuni casi, di avere il passaggio dal lavoro a tempo parziale a tempo pieno.
La Cisl Poste Sicilia, già lo scorso agosto, ha segnalato formalmente il trattamento discriminante e la contraddizione rispetto ai dettami contrattuali e di legge.
Oggi, la Consigliera di parità di Messina, Mariella Crisafulli e la segretaria della Cisl Poste Gisella Schillaci hanno ulteriormente sollevato il problema interessando la Consigliera Nazionale di Parità, Francesca Bagni Ciprian, che ha investito i massimi vertici di Poste Italianeo chiedendo chiarimenti in merito alle modalità delle avvenute trasformazioni. «Essere donna e mamma non può e non deve essere penalizzante», hanno sottolineato le sindacaliste.