Gli “amici” del ventenne ucciso a Camaro hanno inscenato una manifestazione commemorativa per le strade di Provinciale, giungendo sino al carcere di Gazzi, laddove è detenuto il padrino del ragazzo. Le forze dell’ordine, già concentrate sull’omicidio De Francesco, stanno monitorando le immagini della manifestazione e dei provvedimenti potrebbero scattare nelle prossime ore
Nuove polemiche hanno attraversato Messina nel fine settimana. A far discutere, ancora una volta, è stato l’omicidio di Giuseppe De Francesco, il ventenne assassinato sabato 9 aprile nelle strade di Camaro. La decisione della Questura di proibire le funzioni pubbliche per le esequie del giovane, stante i precedenti penali e le condizioni da chiarire in cui è avvenuta l’esecuzione, non hanno fermato gli amici del ragazzo: dopo aver sparato botti in concomitanza coi funerali, questi hanno inondato le strade di Provinciale, strombazzando con macchine e motorini la via dal Cimitero, giungendo sino a Gazzi al grido “Giuseppe vive“. Una scelta non casuale, se è vero che presso la casa circondariale “alloggia” il padrino del ragazzo: Giovanni Tortorella, condannato nell’ambito dell’operazione antimafia “Case basse”. Una prova di forza contro cui le forze dell’ordine nulla hanno potuto, fatta salva l’identificazione di quanti hanno aderito al corteo. I fotogrammi, passati in rassegna dalla Digos, potrebbero far scattare nelle prossime ore provvedimenti severi. Si attende, insomma, la reazione dello Stato.