Il Papa ha stretto mani, abbracciato, accarezzato bambini, si è inchinato di fronte alle donne col velo in segno di rispetto, ha ascoltato testimonianze di guerra, fuga, disperazione nelle lingue più disparate, ha consolato un uomo, nella tenda, e una donna, sempre nel Moria refugee camp, che gli si sono buttati ai piedi piangendo e chiedendo una benedizione. Ha raccolto i disegni dei bambini, ha ascoltato un coretto, ha tenuto in braccia dei neonati. Francesco, che ha denunciato la “più grave crisi umanitaria dell`Europa dopo la seconda guerra mondiale”, ha fatto un accorato appello all’Unione europea affinché ricordi di essere una “patria dei diritti”, rifugga “dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura”, e perché i suoi abitanti, come il Buon Samaritano, aiutino i migranti “in quello spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana, che ha contraddistinto la sua lunga storia”. Al porto di Lesbo, dove è stato osservato un minuto di silenzio per le vittime delle migrazioni e dove i tre leader cristiani hanno lanciato in mare tre corone di fiori, ha detto: “L’Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere”. Ancora: “Voi, abitanti di Lesbo, dimostrate che in queste terre, culla di civiltà, pulsa ancora il cuore di un’umanità che sa riconoscere prima di tutto il fratello e la sorella, un’umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura. Infatti le barriere creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima o poi provocano scontri”. Sul volo di ritorno il Papa ha anche stigmatizzato la mancanza di politiche di “integrazione” in Europa che creano “ghetti” di immigrati da superare. Il Papa, che in mattinata, prima di partire, aveva salutato Bernie Sanders, candidato alle primarie democratiche per le presidenziali Usa in Vaticano per partecipare a una conferenza (“Se qualcuno pensa che dare un saluto sia immischiarsi in politica, gli raccomando di trovarsi uno psichiatra”), ieri sera ha fatto tappa, come di consueto quando torna da una trasferta internazionale, alla basilica romana di Santa Maria maggiore per ringraziare la Madonna del viaggio. Con lui, sul volo di ritorno insieme al suo entourage e ai giornalisti che lo hanno accompagnato, 12 rifugiati siriani musulmani che, grazie ad un accordo tra Grecia, Italia e Vaticano, sono ora ospiti a Roma e curati, in particolare, dalla comunità di Sant`Egidio. Ha preferito profughi musulmani a quelli cristiani? “Non è un privilegio, tutti sono figli di Dio”. “Ogni vocazione nella Chiesa ha origine nello sguardo compassionevole di Gesù, che ci perdona e ci chiama a seguirlo”. Lo scrive Papa Francesco su Twitter, nel giorno in cui presiede nella Basilica di San Pietro la cerimonia per l’ordinazione di 11 nuovi sacerdoti.
Oggi Papa Francesco ordina 11 nuovi sacerdoti a San Pietro: c’è anche il reggino Giuseppe Castelli
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