Reggio Calabria, a piazza Garibaldi un tesoro antichissimo che potrebbe rivoluzionare la storia della città [FOTO]

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Reggio Calabria, dagli scavi di piazza Garibaldi sta emergendo un tesoro antichissimo che scuote gli archeologi di tutta la civiltà mediterranea e desta interesse internazionale. Una scoperta che, inoltre, potrebbe rivoluzionare la storia dell’antica Rhegion

E poi ti risvegli un giorno e scopri quanto sei bella, quanta grande storia custodisci sotto i tuoi piedi e quanti motivi hai per ritrovare l’orgoglio e la dignità perdute. Reggio Calabria vive giornate intense, affascinanti, probabilmente storiche. A pochi giorni dall’inaugurazione del nuovo Museo Nazionale della Magna Grecia che sabato verrà riaperto al pubblico nella propria interezza dal premier Matteo Renzi e dal Ministro dei Beni Culturani Dario Franceschini, proprio mentre la città si appresta ad abbracciare nuovamente le tante opere che testimoniano la storia della civiltà ellenica nel Mediterraneo nella rinnovata casa dei Bronzi di Riace, quello che sta succedendo a piazza Garibaldi mobilita i cittadini che stanno accorrendo in massa intorno agli scavi per osservare i resti di una scoperta che di ora in ora assume connotati eccezionali.

Tra ieri e oggi sono arrivate persino le prime scolaresche: forse non era mai accaduto che maestri e professori portassero i bambini ad osservare qualcosa di cui non si sa nulla di certo. Basta questo per far capire l’importanza e la caratura della scoperta. Tutto è iniziato la scorsa settimana, lunedì 18 aprile, con gli scavi per i “saggi” propedeutici alla realizzazione di un maxi parcheggio sotterraneo proprio nella piazza della stazione centrale. Un parcheggio che con ogni probabilità non si farà mai, ma questo adesso importa poco perchè quello che si potrebbe fare è molto molto più importante. Nessuno, infatti, si aspettava che i “saggi” potessero far emergere resti così antichi e importanti, probabilmente i più importanti ritrovamenti archeologici di tutta la storia della città.

All’inizio sembrava una strada: dall’alto si poteva osservare soltanto un ciottolato, e la grande vicinanza al piano di calpestio attuale rendeva verosimili le teorie dei più scettici, cioè che non si trattasse di nulla di particolarmente rilevante. Ma erano bastate poche ore per capire che una strada non poteva essere, in quanto era troppo definita con inizio e fine. Continuando a scavare si sono scoperti i mattoni, la malta. Le prime ipotesi: un forte, qualcosa di recente seppur affascinante. Ma più si scava, e più si scopre l’importanza della scoperta. Epoca bizantina, forse aragonese. Al massimo medioevale. Macché. Si continua a scavare e viene fuori un basamento fine, molto ben definito con mattoni grossi e lavorati, pregiati. Troppo per ogni epoca che non sia quella romana o addirittura greca. Sì, avete capito bene. I resti di piazza Garibaldi sono antichissimi: tutti gli esperti storici convergono su questa convinzione. Molto probabilmente si tratta di resti dell’epoca romana, o addirittura dell’antica Grecia. Parliamo di migliaia di anni fa. Anche perchè ieri intorno alla struttura sono state ritrovate anfore dipinte, vasi e altri reperti che lasciano immaginare all’epoca più antica della storia della città.

Ancora da parte della Soprintendenza dei Beni Archeologici non c’è una risposta ufficiale alle domande che tutti si pongono: soltanto ieri, infatti, sono stati prelevati alcuni campioni dei reperti che dovranno essere analizzati in laboratorio e datati con precisione grazie al supporto di vari tecnici, anche geologi. E intanto a piazza Garibaldi si continua a scavare. L’attuale scavo arriva a circa 4 metri di profondità, invece secondo il programma dei saggi si scaverà fino a 7. E’ grande l’attesa, ricca di fascino e suggestione, per capire cos’altro possa emergere intorno a quella struttura così particolare, che sembra continuare lato nord/est, verso l’edicola e il corso Garibaldi, e che a questo punto sarebbe opportuno continuare a scoprire.

Le ipotesi su cosa fosse nello specifico si rincorrono numerose, ma al momento è prematuro andare oltre la verosimile datazione ai tempi romani o addirittura greci. A prescindere dai dettagli della scoperta, qualsiasi struttura fosse risalente all’epoca romana o greca, si tratta di uno dei più grandi ritrovamenti archeologici della storia della città, tale da rivoluzionare tutte le attuale convinzioni sull’antica Rhegion. L’antica città, infatti, viene localizzata da sempre ben più a Nord rispetto alla zona dell’attuale piazza Garibaldi, che sarebbe addirittura “fuori” dalle mura della Rhegion greca e romana. I reperti storici rinvenuti nella parte bassa del Lungomare e l’antica colonna romana della stazione Centrale sono sempre stati collegati alla presenza di Punta Calamizzi dove sorgeva l’antico porto della città.

Immagine Wikipedia

Punta Calamizzi era un esteso promontorio che si estendeva per diverse centinaia di metri, lato mare, proprio dove oggi sorge la Stazione Centrale. Sprofondò per un movimento bradisismico il 20 ottobre 1562 a causa della deviazione del torrente Calopinace che fu eseguita qualche decennio prima per la costruzione del Castelnuovo (Fortino a Mare), fortificazione sul fronte a mare della città. Proprio sul torrente Calopinace, che in passato si chiamava fiume Apsìas, aleggia uno dei più grandi misteri della città. Dove scorreva in passato? Secondo alcune fonti, transitava proprio sull’attuale piazza Garibaldi per sfociare in mare nel punto più occidentale di Punta Calamizzi. Una teoria che viene definitivamente smontata dal ritrovamento di questi giorni.

Ben più accreditata invece l’ipotesi che l’Apsìas scorresse più a Nord, addirittura vicino a piazza Carmine che era considerato il cuore dell’antica polis. Precisamente, tra le odierne piazza Sant’Agostino e la parte settentrionale della Villa Comunale. Quest’ipotesi storica, che è comunque sempre stata la più accreditata, ha sempre dato per scontato che il cuore dell’antica Rhegion fosse a Nord del fiume Apsìas, intorno alla cui foce sorgeva il porto protetto dai venti di scirocco proprio dal promontorio di Punta Calamizzi.

Il ritrovamento di piazza Garibaldi, importante e antico, rivoluziona la storia della città perchè ci indica come anche a Sud del fiume Apsìas esistevano strutture importanti, e non solo vicino al porto di Punta Calamizzi ma anche ben più a monte. L’antica Rhegion si estendeva anche a Sud del fiume, che certamente era già regimentato per evitare esondazioni e straripamenti in area urbana.

Intanto attendiamo che lo scavo continui a restituire alla città le meraviglie del suo passato, contestualmente i tecnici della Soprintendenza riusciranno a dare riferimenti temporali più precisi ad un ritrovamento così importante destinato a rivoluzionare la storia della città e ad un’adeguata valorizzazione di tipo archeologico e turistico.

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