Stamane conferenza stampa di Azione Nazionale su uno dei temi che sta facendo tanto discutere in questi giorni la città di Reggio Calabria: il progetto del Waterfront, firmato da Zaha Hadid, venuta a mancare solo qualche giorno fa. Richiesto un confronto in città
A detta sia dell’avvocato Siclari, che di Daniele Romeo, l’intento non è quello di alimentare la polemica, ma di aprire un confronto, non solo con le Istituzioni, ma anche e soprattutto con la cittadinanza.
Una cittadinanza, si è detto più volte, che deve avere il diritto di conoscere le potenzialità di questo progetto, la cui firma è stata apportata da Zaha Hadid, da poco scomparsa, nel 2009, anno in cui, prosegue a dire Daniele Romeo, Reggio Calabria è stata la sede di altri due importati eventi: “veniva riconosciuto lo status di Città Metropolitana, ed avveniva il primo convegno con le ‘capitali’ del Mediterraneo. In quell’anno – prosegue Romeo – Reggio assumeva un ruolo assolutamente differente, la politica pensava anche diversamente e aveva un’idea precisa di questa città”.
È in questo contesto, stando alle parole di Daniele Romeo, che Zaha Hadid firmava il progetto del Waterfront, aprendo un concorso ad architetti di fama mondiale, un progetto definitivo, ma che come affermato stamane dall’architetto Antonella Postorino, “aveva già tutte le caratteristiche di uno esecutivo”.
Stando alla ricostruzione fatta da Antonella Postorino, il Waterfront ha previsto diverse fasi progettuali: il progetto preliminare veniva approvato nel 2011 con un decreto di Giuseppe Raffa facente funzione di sindaco; nel 2012, veniva presentato un progetto definitivo, che come suddetto, l’architetto ritiene già esecutivo; nel 2014 avveniva una conferenza di servizi, interrotta più volte a seguito dei vari insediamenti dei commissari, per ottenere la valutazione del progetto; nel febbraio 2015, poi, il sindaco Giuseppe Falcomatà blocca le procedure “ritenendo l’opera non prioritaria per Reggio”.
16 milioni di euro dei fondi PISU sono stati già appaltati per riprendere la zona che parte dalla pineta Zerbi, “il resto – continua a dire Antonella Postorino – sono fondi del Decreto Reggio per 52 milioni di euro, e pare che questi si vogliano distogliere dall’opera”.
Un’opera, che stando ai tempi tecnici si sarebbe potuta completare nel giro di due anni circa, anche se soprattutto in merito a progetti del genere non è possibile prevedere tempistiche certe. Un’opera, lo dicono in coro Antonella Postorino, Daniele Romeo ed Ernesto Siclari, che non appartiene a nessuna forza politica, ma alla cittadinanza.
“Siamo convinti che le opere di primaria importanza che servono alla città non vadano ad intaccare la realizzazione di questo progetto – aggiunge Ernesto Siclari – il cui finanziamento e i cui fondi sono già stati stanziati”.
Siclari afferma quanto suddetto anche in merito alla nota stampa diffusa ieri dal capogruppo del PD, Antonino Castorina, non volendo, si rimarca, fare alcuna polemica. E sempre riferendosi alle affermazioni divulgate da Castorina, Daniele Romeo riflette sui soldi “che si dicono mancanti per la realizzazione di quest’opera, ma risparmiati per andare a coprire le buche per la strada e per far tornare l’acqua nelle case. Se i soldi non ci sono, allora non ci sono neanche per questi interventi, che sono sempre di primaria importanza”.
Tutte previsioni ottimistiche riferite anche al Museo del Mediterraneo, che da progetto potrebbe diventare un centro servizi con diverse funzioni. L’analisi di Antonella Postorino si basa anche sul numero di visitatori potenziali del Museo Mediteranno, che sarebbero soprattutto i giovani. “All’interno – aggiunge – sono previste tutta una serie di attività che possono attrarre l’interesse dei giovani, che molto spesso in questa città non trovano alternative né per aggregarsi né per fare cultura. È prevista, tra le altre cose, una sala auditori, un ristorante e la sicurezza assorbirebbe almeno 20 persone”.
Spazi per le esposizioni, aree interne, esterne, una struttura a forma di stella marina affacciata sullo Stretto di Messina, un’opera che di notte rimarrebbe illuminata tramite ingegnosi sistemi. Tutto illustrato nel dettaglio tecnico dall’architetto Postorino, la quale rimarca anche una serie di trasporti e funzioni convenienti derivati dall’opera del Waterfront, “una struttura rigorosamente realizzata per la zona sismica”.
Si va avanti, poi, esaltando le potenzialità del Museo del Mare, “un’opera del genere è un attrattore di finanziamenti, di economia. Questo dovrebbe essere il simbolo della Città Metropolitana, anche architettonicamente parlando”, conclude Antonella Postorino.
Un’opera che comunque deve tener sempre conto delle altre di primaria importanza per la città, lo ribadisce ancora Ernesto Siclari, parlando nello stesso tempo del Waterfront come una delle opere rappresentanti “l’unica speranza che questa città ha di risollevarsi. Reggio ha l’occasione di dotarsi di un progetto postumo, per cui noi non vogliamo pensare che nel fare dell’amministrazione ci sia una sorta di dispetto. Quello che oggi vogliamo dire è di aprire un confronto: noi vogliamo che sia la città a decidere se questa è davvero un’esigenza per Reggio oppure no. Chiediamo un confronto aperto a tutti, perché investire nelle grandi opere significa anche risolvere i problemi economici della città”.
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