Reggio Calabria, la storia di una lettrice: “ai Riuniti esperienza ottima, altro che Milano…”

StrettoWeb
LaPresse/ Adriana Sapone
LaPresse/ Adriana Sapone

Una lettrice di StrettoWeb, Carmela Suraci, ha voluto inviare alla nostra Redazione una testimonianza vissuta personalmente relativamente alle recenti notizie di cronaca sugli Ospedali Riuniti e sullo stato della sanità reggina. Riportiamo la testimonianza:

Mi chiamo Carmela Suraci  sono un’assidua lettrice del Vostro giornale e voglio esprimere il mio parere su quanto è recentemente emerso dalle indagini degli inquirenti sull’operato di alcuni sanitari dell’ospedale della nostra Città.

Prima di tutto ci tengo a dire che quanto accaduto è di una gravità estrema e non vi devono essere sconti di alcun genere nei confronti di chi ha sbagliato, ma su chi ha veramente sbagliato si potrà essere certi solo a conclusione delle indagini. Inoltre non ritengo adeguato al fatto, e ribadisco , sia pur gravissimo, che i media stiano dando tutto questo risalto alla vicenda  perché nessuno ci assicura che quel che è accaduto a Reggio Calabria non accada in altre città dell’”evoluto” Nord.

A questo proposito voglio raccontare cosa è accaduto a me non molto tempo fa. Io sono portatrice di una importante patologia agli occhi e per questo ero seguita da un importante ospedale milanese che è considerato una struttura d’eccellenza. Nel 2012 dovevo sottopormi ad un intervento chirurgico di lieve entità ma per la mia situazione particolare comportava un certo rischio. Nel mese di novembre, sempre 2012, dopo 15 giorni circa che ero in lista, mi hanno chiamato dicendomi che potevo andare il 12 dicembre per il pre-operatorio, il giorno seguente sarei stata operata e il giorno successivo, dopo il controllo, avrei potuto fare rientro nella mia città. Dopo qualche mese avrei dovuto fare un secondo intervento, molto più rischioso del primo. Sono partita da Reggio l’11 Dicembre e mattina del 12 mi sono presentata in Ospedale, dove è stato eseguito regolarmente il pre-operatorio, quindi sono rientrata in Albergo. La mattina successiva mi presento  alle ore 8,00 e a digiuno, come richiesto, e vengo fatta accomodare in una saletta d’attesa con altri pazienti in attesa di interventi chirurgici simili al mio e anch’essi provenienti da varie città d’Italia. Alle ore 10,00 le persone che avevano maggiore esperienza cominciano a scalpitare chiedendosi perché non venisse nessuno a inocularci le prime gocce, ma malgrado le delucidazioni richieste ai medici che passavano in corridoio non arrivava nessuno perché il personale “era in assemblea sindacale”. Alle 13,00 è arrivato un medico il quale ci ha comunicato che gli interventi si dovevano rinviare per il protrarsi dell’assemblea e saremmo stati richiamati (sto ancora aspettando).

Sono tornata a Reggio Calabria e grazie alla grande professionalità del Dott. Cozzupoli nel mese di Febbraio 2013 sono stata sottoposta al primo intervento e, in seguito, anche al secondo, ben più rischioso. Il tutto presso gli Ospedali Riuniti. Oggi sto bene tanto che ho trascurato anche di fare i controlli periodici che avrei dovuto fare. In Ospedale ho trovato professionalità, competenza e umanità. Magari non tutti  i reparti operano allo stesso modo ma ciò non autorizza a fare di ogni erba un fascio.

Mi auguro che ciò che è accaduto a Reggio Calabria non accada in nessun altro Ospedale, ma di ciò ne siamo proprio sicuri?

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