La mancata nomina dei sindaci metropolitani rende difficile individuare la controparte chiamata a firmare l’intesa raggiunta con Palazzo Chigi. Il Governatore Crocetta però tira dritto e si dichiara pronto a difendere la sua riforma anche innanzi alla Corte Costituzionale
I patti territoriali voluti dal Governo per promuovere lo sviluppo nelle aree metropolitane di Palermo e Catania potrebbero clamorosamente saltare a causa della mancata riforma delle ex province siciliane: gli atti, infatti, dovrebbero essere controfirmati dai rappresentanti delle Città Metropolitane, ma la riforma varata dall’Assemblea Regionale Siciliana ha creato un pericoloso cortocircuito istituzionale che ha prodotto l’impasse odierna. Alle due realtà isolane, è bene ricordarlo, dovrebbero arrivare ingenti somme di denaro, pari al miliardo di euro. Un miliardo che rischia di essere congelato nell’attesa che l’Esecutivo regionale sciolga la matassa. E proprio su questo versante, nella giornata di ieri, il Governatore ha replicato stizzito a quanti gli hanno chiesto una nuova modifica della norma concernente l’elezione dei sindaci: “Non abbiamo intenzione di alterare il testo, anzi abbiamo deciso di resistere se il caso di fronte alla Corte Costituzionale rispetto all’impugnativa del Governo” ha scandito Crocetta, precisando come da Roma – però – non siano ancora giunti segnali in tal senso.