A Roccavaldina, un piccolo comune in provincia di Messina, viene riscoperta un’antica farmacia che contiene al suo interno un’estesa collezione di vasi del XVI secolo. La scrittrice Catena Fiorello la racconta attraverso le sue immagini
Roccavaldina è un piccolo comune nella provincia di Messina che si affaccia sul versante tirrenico ed è posto a circa 320 metri sul livello del mare. La cittadina è famosa in tutto il mondo per il suo paesaggio caratteristico e, soprattutto, per l’unicità che contraddistingue un’antica farmacia che da secoli è diventata l’attrattiva principale della città. Al suo interno, infatti, possiamo trovare un patrimonio inestimabile di vasi del 1600. L’attenzione rivolta dalla scrittrice siciliana, Catena Fiorello, ha suscitato molto entusiasmo tra i cittadini messinesi e non solo. Nella propria pagina Facebook, l’artista racconta di aver fatto visita alla Farmacia- Museo e attraverso un video ci mostra le bellezze raccolte al suo interno: “Qualcosa di unico e raro. Straordinaria esperienza, e chi può, vada a visitarla.”
La collezione è davvero molto vasta ed è composta da 238 vasi, suddivisi in: anfore, albarelli grandi, medi e piccoli, fiasche e brocchette, su molti di essi sono dipinte originali bozze degli affreschi di Raffaello nelle “Logge Vaticane” che raffigurano scene bibliche, come “Abramo e Isacco”, mitologiche, tra le più famose ricordiamo quella di “Apollo e Dafne” e storiche, per lo più riferite a scene di vita quotidiana dell’imperatore Cesare. All’interno della Farmacia si trovano altri vasi oltre quelli dei Patanazzi, aggiunti successivamente, di varia fattura, e dei mortai, degli alambicchi, un bilancino, dei filtri ed altro materiale d’epoca. “Al mondo ? racconta il titolare ? una collezione al pari di questa si trova soltanto nella “Santa casa” di Loreto”.
La storia di questi vasi parte da molto lontano, le prime notizie risalgono al 1580, anno in cui si racconta sia stata
modellata, nella Bottega di Mastro Antonio Patanazzi ad Urbino, un’anfora sulla base triangolare che porta la dicitura “M. ANTONIO PATANAZI URBINI 1580”.
Su tutti i vasi è presente lo stemma di Cesaro Candia: una colomba bianca e tre stelle nella parte superiore, ma tra i nobili dell’epoca non risulta alcun Cesaro Candia. Studiosi sostengono che probabilmente era un commerciante messinese che lavorava sulla piazza di Palermo, il quale acquistava i vasi ad Urbino e li rivendeva in Sicilia.
Dal 1580 al 1628 non si hanno notizie della collezione. La collezione venne acquistata, ad un’asta pubblica a Messina, da un roccese, Don Gregorio Bottaro, per 400 onze e pagata in 4 rate. Bottaro donò il corredo di maioliche alla Confraternita del SS. Sacramento di Rocca con l’onere per quest’ultima di dover fare la dote a tutte le ragazze povere del paese. La Confraternita, per rispettare la promessa, affittò la Farmacia a diversi erboristi che si succedettero nel tempo, fino al 1852. Da allora i vasi furono custoditi nella Chiesa di Roccavaldina fino al 1900. Successivamente, la collezione passò nelle mani dell’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza), un Ente sotto la tutela della Prefettura di Messina. Fra il 1966 e il 1967 tutta la collezione venne restaurata a Faenza e da lì, nel 1968, venne posta sotto la tutela della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Messina. Dal 1979, invece, la collezione passa di proprietà al Comune di Roccavaldina ed è, ancora oggi, fonte principale di turismo della cittadina messinese.
Un museo che si contraddistingue per la sua capacità di immedesimazione in una realtà interessante e nuova. I visitatori potranno ammirare la collezione e allo stesso tempo riscopriranno un luogo, magnificamente conservato, che costituisce un importante contributo per uno studio sull’evoluzione dell’arte della ceramica.