L’esposizione “Sulle orme di Piero Querini” è ospitata nel Galla Cafè di Vicenza: l’autore delle opere in mostra è il docente e fotografo reggino Leo Maria Scordo
Un docente e fotografo reggino sta riscuotendo un vasto successo di pubblico e l’apprezzamento della critica a Vicenza. E’ Leo Maria Scordo – si trasmette – autore delle opere in mostra nella città berica. L’esposizione personale intitolata “Sulle orme di Piero Querini”, inaugurata dall’autore e dalla curatrice Marica Rossi, è ospitata negli spazi del Galla Caffè di Vicenza dove resterà aperta per tutto il mese di aprile.
Una narrazione per immagini, fatta di riferimenti evocativi al viaggio e alla scoperta dell’ignoto, quella offerta dall’architetto e docente – reggino di nascita ma vicentino d’adozione – che ha posto al centro della sua ricerca espressiva le avventure del nobile veneziano Piero Querini.
L’affascinante e suggestivo itinerario tracciato dal capitano di mare, noto per la sua irrefrenabile sete di conoscenza, scandisce l’evoluzione del racconto per ‘scatti’. Venti opere in tutto per ripercorrere le tappe del viaggio di Querini, partendo da Venezia verso il Nordland, con la stessa ansia di vedere il mondo, introiettare luoghi, vedute e paesaggi. Dodici di esse sono nel formato 50×70 cm, montate su forex da un cm e 8 (30×45) realizzate con fotocamere 35 mm, treppiedi e filtri a densità neutra mirando al controllo puntuale della luce.
La prima sezione – si continua a trasmettere – è dedicata alla Serenissima, patria di Piero Querini. Venezia è ripresa attraverso tempi di posa dilatati che tendono a dissolvere la presenza umana. Spazio scenico cristallizzato e surreale, silente ed evanescente, la città di luce, pietra ed acqua, è raccontata dal fotografo Scordo attraverso magiche parvenze. Dalle vedute monumentali si passa alle terre lontane e sconfinate, a quasi 3500 chilometri di distanza. La seconda sezione riguarda, infatti, le isole Lofoten. Querini vi giunse col suo decimato equipaggio scoprendo la generosa ospitalità degli abitanti. Il paesaggio, dove la natura che comanda ed impressiona per la vastità, diviene luogo da contemplare e tocca le corde dell’emozione. Ogni singolo scatto testimonia la capacità di rendere il senso della luce che inonda lo spazio, il lento migrare delle nubi, la volontà di ricercare un dialogo autentico con la realtà.
Leo Maria Scordo ritrae i luoghi in maniera magistrale. Un talento trasmesso dal padre che nel suo studio gli fece conoscere, in giovanissima età, l’arte delle incisioni. Scordo ha poi coltivato la passione per la settima musa a partire dai vent’anni. Le foto di paesaggio e i reportage di viaggio sono la dimensione espressiva che predilige. Di lui Agostino Calandrino scrive: “I suoi sono scenari che sanno restituirci non solo il senso di meraviglia ma anche la voce della vita e il respiro dei luoghi nel mormorio sommesso delle voci dei pescatori, nel rumoreggiare dei flutti, nel soffio del vento e nel grido solitario degli uccelli”.