Oggi pomeriggio il prof. Daniele Castrizio ha presentato alcune ipotesi sulla natura dei ritrovamenti nei saggi di Piazza Garibaldi, definendo i lavori il primo “scavo social” nato nell’era di Facebook
Il prof. Castrizio ha illustrato all’uditorio, grazie al supporto di alcune immagini proiettate, le ricostruzioni archeologiche ipotetiche che hanno interessato la parte di Punta Calamizzi, sprofondata a causa della deviazione del torrente del Calopinace. L’erosione della zona ha trascinato in mare moltissimi reperti, che si trovano tutt’ora sommersi e sono oggetto di diverse denunce, spiega Castrizio. Racconta il professore che alcuni dei tesori sommersi siano stati gettati volontariamente in mare per “esubero”, perché Reggio era talmente piena di reperti che qualcuno ha ritenuto superfluo mantenerne altri.
Al di là delle polemiche che nascono spontanee nell’apprendere quanto raccontato, il professore alla luce della contestualizzazione su Punta Calamizzi, si è quindi soffermato sulla possibile natura dei ritrovamenti nei tre saggi di Piazza Garibaldi.
Nulla di certo, sottolinea, ma alcune ipotesi basate su quanto emerso dagli scavi sembrerebbero favorire l’ipotesi di un basamento atto a sostenere qualcosa di molto pesante: probabilmente, data la distanza dal centro di quella che era la polis, si tratterebbe di un mausoleo o comunque di un edificio funerario di qualche nobile. Per quanto riguarda le due “aree” ritrovate in un altro saggio, si potrebbe trattare probabilmente di vasche, dato l’intonaco che c’è su quelle che dovevano essere delle pareti.
In effetti, l’animo dell’opinione pubblica è rimasto particolarmente colpito dalla notizia dei recenti ritrovamenti: ogni giorno la piazza è circondata da curiosi che si fermano a dare un’occhiata per seguire in diretta i lavori, sperando di vivere “live” qualche importante ritrovamento. Ma se la piazza cittadina è affollata, altrettanto si deve dire di quella virtuale: sul web c’è una vera e propria corsa allo scoop, con decine di foto pubblicate ogni giorno da quanti riescono a intravedere qualcosa di nuovo nei saggi di piazza Garibaldi.
Un fenomeno, dice Castrizio, che può solo fare del bene ai lavori archeologici: l’occhio costantemente puntato addosso agli scavi impedisce che vengano commessi errori intenzionali, affrettando i lavori o trattandoli con superficialità.
E per quanto riguarda il futuro del sito, il prof. Castrizio non ha dubbi e ai nostri microfoni afferma: “Bisogna evitare di ripetere gli errori commessi con il sito di Piazza Italia. Bisogna fare le cose con calma: prima scavare, poi scavare e solo dopo lo studio si può riuscire a fare qualcosa. Adesso la speranza è che i lavori vadano avanti, che l’area venga completamente scoperta, che si riesca a capire quello che è. Una volta capito quello che è, si potrà pensare a come valorizzarlo. Ma abbiamo questo grande tallone d’Achille a Reggio: da 40 anni non escono pubblicazioni sugli scavi fatti a Reggio. L’ultimo studio è stato fatto sulle mura greche. Non riusciamo a valorizzare ciò che troviamo: possiamo continuare a fare il turismo culturale sul niente, non se ne esce“.