Jeremy Rifkin al Forum Pa: “L’unica soluzione per l’Italia è quella di impostare un’economia basata sull’internet della cose”

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Oggi al Forum Pa, l’economista americano Jeremy Rifkin ha dichiarato che la soluzione ideale per l’economia italiana è quella dell’apertura verso la digitalizzazione

Jeremy_RifkinL’economia è come la natura: si basa su relazioni, sistemi. E dunque cambiare le cose si può“. Parola di Jeremy Rifkin, l’economista americano che ha aperto oggi il Forum Pa, la manifestazione della pubblica amministrazione, in corso fino a giovedì 26 a Palazzo dei Congressi di Roma. La risposta ai cambiamenti climatici, all’ecosistema in difficoltà, alla distribuzione della ricchezza a dir poco squilibrata, a una crisi economica che non ha dato tregua per anni, è la sharing economy, l’economia a costo marginale zero. E’ un’economia basata sull’internet delle cose, l’unica soluzione che può, in breve tempo, salvare una specie, quella umana, che altrimenti potrebbe non vedere la fine del secolo.
L’economista ha illustrato poi come l’Italia debba al più presto abbracciare questa nuova, terza rivoluzione industriale basata sulla digitalizzazione. “Il vostro paese vanta eccellenze di ogni tipo: perché allora la Germania produce autonomamente il 32% della propria energia, e voi no?“. Sono le Pa che possono e devono iniziare a perseguire questo obiettivo, mettendo in pratica ciò che a livello legislativo si sta già verificando, ma che spesso non è seguito dai fatti e, soprattutto, dall’appoggio quotidiano dei lavoratori che costituiscono il vero motore della Pa.
Le leggi – ha chiarito Carlo Mochi Sismondi, presidente di Forum Pa- sono importantissime, ma non bastano per fare le riforme. Noi siamo convinti, infatti, che il cambiamento possa avvenire solo se cambiano le persone, perché l’asset principale delle amministrazioni sono le risorse umane. Le leggi abilitano, aprono le porte, rendono possibili i cambiamenti che però devono avvenire all’interno delle organizzazioni attraverso un’attenzione quotidiana e costante“.
All’interno degli uffici della Pa – ha spiegato – ci sono molti malumori e difficoltà, dovuti prima di tutto al blocco dei contratti che va avanti ormai da quasi otto anni, al fatto che si guarda solo ai furbetti del cartellino e non alla grande maggioranza che tutti i giorni lavora negli uffici, e che gli stipendi sono più bassi che nel resto dei grandi Paesi europei (costano, per esempio, 75 miliardi in meno che nel Regno Unito). Le riforme di questo governo sono molto ambiziose in tutti i campi, ma quello che serve e che chiediamo è un accompagnamento costante delle riforme, che non si possono fare senza i lavoratori della Pa e senza la partnership con le imprese. Altrimenti sono destinate a fallire, fermandosi al momento dell’execution“.
E’ il modello di business italiano, secondo Rifkin, a non funzionare. L’Italia deve sapere valorizzare le proprie eccellenze virando verso il digitale, e deve fare in fretta, cambiando le proprie priorità: i mezzi per farlo ci sono già tutti.
Per realizzare tutto questo -ha sottolineato Nicola Zingaretti, governatore del Lazio- serve una nuova Pa con al centro la valorizzazione del capitale umano che vi lavora. Il problema non è ‘se’ condividiamo l’orizzonte presentato da Jeremy Rifkin, ma ‘come’ realizzarlo unendo i tempi dell’analisi e delle riforme a quelli dell’innovazione, realizzando il cambiamento il più velocemente possibile. Questo è il momento giusto per fare, per rilanciare lo Stato. Che dovrà basarsi su digitale, concentrandosi sulla sanità in primis; su sostenibilità, partendo dall’efficientamento energetico degli edifici pubblici; e su un sistema aperto, democratico, in cui il cittadino prenda attivamente parte alle decisioni e si assuma il carico di alcuni servizi ora della Pa (per esempio, pagando online le bollette). E la Pa riuscirà così a essere più veloce, moderna e trasparente”.
Inoltre, che ripercussioni avrà sul mondo dell’impiego? Rifkin rassicura: “Nessun robot potrà mai sostituire un essere umano in certi ambiti. Gli uomini resteranno al centro, anzi, avranno ancora più possibilità di lavoro, ma dovranno imparare nuove abilità, quelle richieste dalla terza rivoluzione industriale. Si pensi al “capitale sociale”: cultura, educazione, salute, tutti gli ambiti che contribuiscono a creare umanità. Nessun robot potrà mai insegnare agli uomini a essere umani”. “Tim -spiega Simone Battiferri, direttore Ict Solutions & Service Platforms Tim- è fortemente impegnata nel percorso di digitalizzazione del Paese con l’obiettivo di migliorare la vita dei cittadini e delle imprese, investendo in tecnologie innovative e contribuendo alla diffusione di una cultura digitale. Come partner tecnologico delle aziende e della Pubblica amministrazione, Tim mette in campo infrastrutture e piattaforme abilitanti supportando importanti iniziative come lo Spid“.
Sono stati compiuti molti progressi -assicura Stefano Venturi, Corporate VP e amministratore delegato gruppo Hewlett Packard Enterprise in Italia- nella trasformazione digitale della Pa che hanno portato ad una maggiore efficienza dei servizi e alla semplificazione delle relazioni tra cittadini e enti, ma il percorso è ancora lungo e serve un’accelerazione. Restano da affrontare le sfide tecnologiche e le opportunità offerte da Big Data Analytics e IoT, Sicurezza, infrastrutture Cloud ibride, Mobilità. Aree di trasformazione che segnano un percorso che vede Hewlett Packard Enterprise al fianco di aziende e Pa, offrendo servizi e soluzioni Open Standard e interoperabili che abilitano anche l’ecosistema delle imprese locali allo sviluppo di soluzioni che creino valore”.
Poste Italiane -chiarisce Anna Pia Sassano, direttore Architetture Digitali e Servizi per la Pubblica amministrazione Poste Italiane- ha fatto dell’innovazione la leva strategica per il proprio futuro e ha scelto di portare con sé i propri clienti che sono poi la gran parte dei cittadini di questo Paese. L’azienda si pone come motore di sviluppo inclusivo nell’accompagnare l’Italia verso l’economia digitale grazie alla propria infrastruttura logistica e tecnologica presente in ogni angolo del Paese e collegata con le principali infrastrutture europee. Proprio Poste Italiane può quindi favorire e agevolare la transizione al digitale della Pa gettando un ponte di nuovi e più semplici servizi per i cittadini e per le imprese che li accompagni nel processo di digitalizzazione senza lasciare indietro nessuno“. (ADNKRONOS)

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