Lo zoo di Cincinnati e il toro di Reggio Calabria

StrettoWeb

Una settimana dopo l’episodio del toro di Reggio Calabria, negli USA allo zoo di Cincinnati un altro evento analogo che stimola inevitabilmente alcune riflessioni

Ad appena una settimana dall’episodio del toro nelle strade di Reggio Calabria, quando gli agenti delle forze dell’ordine sono stati costretti ad abbattere l’animale che stava mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini, un episodio analogo ma ben più significativo richiama la nostra attenzione. Un rarissimo Gorilla di pianura, specie a rischio estinzione, è stato ucciso allo zoo di Cincinnati, negli evoluti Stati Uniti d’America, dagli stessi custodi dello zoo che hanno considerato “a rischio” la vita di un bambino di 4 anni che era caduto accidentalmente nella sua gabbia.

Gorilla ucciso per salvare bimbo caduto nel suo recinto allo zoo [VIDEO SHOCK] 

Il bambino era caduto nel fossato con l’acqua e il gorilla, un esemplare di 17 anni di nome “Harambe” che in quello zoo ci era nato e cresciuto, e a cui tutti erano molto affezionati, s’è avvicinato al piccolo e ha iniziato a toccarlo. Dopo qualche minuto, i custodi dello zoo hanno deciso di abbatterlo per salvare la vita del bambino. Il direttore dello zoo, Thane Maynard, ha spiegato quanto possa essere stata sofferta una scelta del genere. “E’ un giorno tristissimo per il nostro zoo, quella di Harambe è una perdita molto dolorosa per tutti noi perchè era un esemplare fantastico, molto intelligente, era cresciuto con noi ed eravamo tutti affezionati. Inoltre è un esemplare raro, appartiene ad una specie rischio estinzione. Ma purtroppo abbiamo dovuto scegliere se sacrificare lui o mettere a rischio la vita di un bambino. Il piccolo non era sotto attacco, ma quell’animale pesava oltre 180 chili e quindi c’erano dei rischi. Sparargli un sedativo avrebbe ulteriormente aumentato i rischi per il bambino. Abbiamo fatto una scelta difficile ma giusta, perchè abbiamo salvato la vita di un bambino“.

Anche negli USA sono montate le polemiche alimentate dai soliti animalisti che evidentemente avrebbero preferito vedere morto il bambino piuttosto che sacrificare l’animale. Ma fortunatamente la scelta delle autorità competenti è stata quella giusta. E ci mancherebbe pure.

Sorridiamo, al confronto, rispetto alle furiose polemiche che per giorni hanno animato Reggio Calabria, con tanta gente indignata sui social (ma poi al sit-in di protesta ci sono andati in dieci) contro gli agenti che avevano deciso di uccidere il toro che per oltre tre ore aveva razzolato nelle strade del centro cittadino in un sabato pomeriggio, provocando svariati danni alle automobili e mettendo a repentaglio la sicurezza della popolazione. In tanti hanno richiamato società più evolute, Paesi più progrediti dove “il rispetto degli animali è uno dei capisaldi“. Così dicevano, parlando proprio degli USA, tra gli altri. Ebbene, a pochi giorni di distanza in uno zoo degli USA non hanno avuto alcuna remora ad abbattere un pregiato gorilla a rischio estinzione. Non stiamo parlando di un torello comune che era scappato in centro città. Ma di un esemplare di straordinaria valenza per la natura e la biodiversità del Pianeta, che era tranquillo nella propria casa. Eppure soltanto il rischio di poter mettere a repentaglio la vita di un essere umano è – giustamente – più importante di fronte a tutto questo. 

Una scelta dolorosa, certo. Come quella degli agenti di Reggio Calabria: nessuno si diverte ad ammazzare animali innocui senza condizioni di pericolo, anche perchè si tratta di un reato punito dalla legge. E a Reggio, nonostante le isteriche richieste di qualche gruppo animalista, nessuno ha neanche aperto un’inchiesta. Perché il reato è “uccidere animali senza motivo“. Quale motivo, però, può essere più importante della sicurezza pubblica?

In questi giorni centinaia di migliaia di italiani stanno firmando, in modo comprensibile e assolutamente condivisibile, la proposta di legge sulla “legittima difesa in casa propria” promossa dall’Idv per introdurre “Misure urgenti per la massima tutela del domicilio e per la difesa legittima”. Una proposta  che nasce dai recenti fatti di cronaca giudiziaria che hanno scatenato la rabbia di intere comunità, per condanne nei confronti di persone che avevano usato ogni mezzo disponibile per difendersi da ladri o delinquenti vari che avevano messo a repentaglio la loro vita. La proposta di legge, che in pochi mesi ha raccolto oltre 700 mila firme in tutt’Italia superando ogni record,  intende punire più severamente chi si macchia del crimine di violazione del domicilio col raddoppio delle pene escludendo altresì qualsiasi responsabilità per danni subiti da chi volontariamente si è introdotto nelle sfere di privata dimora. Inoltre la proposta di legge vuole accrescere la possibilità di difesa legittima senza incorrere nell’eccesso colposo. Come possiamo pensare, quindi, che – giustamente – da un lato chiediamo leggi che ci consentano di difenderci in modo legittimo, quando la nostra sicurezza viene messa a rischio da un altro essere umano, ma al tempo stesso non possiamo farlo se la nostra sicurezza viene messa a rischio da un altro essere vivente non umano?

E’ la deriva di una società che sembra aver perso la bussola. Le riflessioni in tal senso sono molteplici. Ieri a Reggio Calabria è arrivata una nave con oltre 600 immigrati, gente disperata che fugge da guerre, fame e disperazione nella speranza di trovare un futuro migliore dove le cose vanno meglio. A bordo di quella nave anche 45 salme, quasi tutte donne, tra cui tre bambini e un neonato. Sono morti annegati perchè il barcone si è rovesciato in mare. Tra i vivi, tanti bambini senza genitori e senza famiglia. E la città rimane indifferente, al netto della straordinaria solidarietà delle associazioni e delle forze dell’ordine impegnate da anni nelle operazioni di primo soccorso e di accoglienza. La gente non solo rimane distaccata di fronte a questo dramma, ma addirittura sfoga sentimenti di rabbia assolutamente ingiustificati, frutto di una mentalità chiusa e troglodita. Ci fa più tenerezza un toro abbattuto dalle forze dell’ordine per tutelare la pubblica incolumità, che i bambini storditi che arrivano spaventati circondati da cadaveri e vengono accolti dalle forze dell’ordine che tentano di dargli un primo umano sostegno.

Dovremmo soltanto inchinarci di fronte a chi, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Croce Rossa ecc. ecc., quotidianamente opera per tutelare la nostra sicurezza, applicando le norme e le direttive dello Stato, fortunatamente basato sui sani principi dell’umanità e della solidarietà. Ma non c’è bisogno di spingerci così lontano: qualche settimana fa l’ha detto Papa Francesco, “quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani, e poi lasciano senza aiuto la fame del vicino e della vicina“. Parole che pesano come un macigno sulla coscienza di chi si compiace dell’affetto degli animali, che saranno certamente esseri dolci e cari ma anche molto facili da conquistare perchè basta dargli da mangiare per avere tutto il loro apprezzamento.

Infine, sull’impreparazione delle autorità reggine ad affrontare il toro. Dato per scontato che ci si ritrova sempre impreparati di fronte a qualcosa di insolito, inaspettato e poco comune, oggi possiamo evidenziare come persino in uno zoo degli USA ci si è comportati esattamente come a Reggio Calabria. Con “l’aggravante” che lì si trattava di un pregiato esemplare in via d’estinzione, ucciso in pochi minuti nel proprio habitat in cui era nato e vissuto, per salvare la vita di un bambino, mentre in riva allo Stretto un comune torello razzolava inspiegabilmente per le vie del centro, ed è stato abbattuto soltanto dopo tre ore di tentativi di prenderlo con le buone, sempre per salvare la vita di tanti bambini e di tante persone.

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