A essere coinvolti nell’inchiesta sono un primario anestetista del Piemonte e un ginecologo del Papardo. Avrebbero utilizzato finti motivi amministrativi per indurre le pazienti di Messina ad abortire nei propri studi privati, utilizzando peraltro materiale sanitario prelevato dalle strutture pubbliche in cui operavano
Le indagini, avviate nel 2014 e supportate da attività tecniche, hanno consentito di raccogliere “gravi elementi indiziari a carico di 2 medici messinesi, che avrebbero praticato diversi aborti clandestini presso lo studio privato di uno dei due indagati, utilizzando, peraltro, medicinali e materiali sanitari prelevati dalle strutture pubbliche ospedaliere ove prestano servizio“, fa sapere la nota.
I destinatari dei provvedimenti sono un primario anestesista, in servizio presso il Reparto Rianimazione dell’Ospedale ‘Piemonte’, e un medico ginecologo, in servizio presso il Reparto di Ginecologia dell’Ospedale ‘Papardo’. Nel corso dell’inchiesta, come ragguaglia la nota, è emerso che “i professionisti, utilizzando inesistenti motivi amministrativi, hanno indotto alcune donne ad eseguire gli interventi abortivi presso lo studio privato del ginecologo in questione, facendosi, peraltro, retribuire in ragione dell’urgenza manifestata dalle pazienti“. Sull’accaduto il direttore generale dell’azienda ospedaliera interessata, Michele Vullo, ha convocato una conferenza stampa per le 11.
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