Messina, operazione Matassa: David ai giudici offre la sua versione

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Il consigliere comunale di Messina si difende dalle accuse e i legali promettono: a breve presenteremo un’istanza di scarcerazione o un ricorso al tribunale del riesame

L’addebito più grave, quello di associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio, è stato respinto al mittente insieme agli altri capi d’accusa contestati: Paolo David, ex capogruppo del Pd al Consiglio comunale passato armi e bagagli nelle file di Forza Italia dopo l’adesione di Genovese alla lista berlusconiana, ha risposto alle domande degli inquirenti durante un colloquio durato circa tre ore.

Le accuse mosse all’esponente di Palazzo Zanca, quella di essere “il collettore di voti in cambio di denaro o altre utilità“, sono state negate con forza dall’indagato, che ha rivelato la natura meramente politica dei propri rapporti.

Oltre le buste della spesa e la liquidità garantita a certi elettori, David – con l’interessamento di Genovese – avrebbe operato secondo l’accusa per favorire l’assunzione di Giuseppe Picarella presso una clinica locale.

Delicate, poi, le intercettazioni fra Adelfio Perticari e il consigliere comunale: il primo, personaggio di spicco della criminalità organizzata di Camaro, è finito in carcere poche settimane addietro con l’accusa di aver freddato Giuseppe De Francesco, il giovane assassinato nel rione popolare a pochi metri dallo svincolo di Messina Centro. David avrebbe sottolineato al telefono di essere uno dei “cavalli giusti” su cui puntare in vista delle elezioni imminenti. I suoi legali, però, hanno specificato che si riservano nei prossimi giorni di avanzare l’istanza di scarcerazione o di ricorrere alternativamente al Tribunale del riesame.

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