Reggio Calabria, nasce il comitato per il No alla riforma costituzionale. Parole d’ordine: “semplicità, pragmatismo, laicità” [FOTO e INTERVISTA]

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Presentato stamattina dal dott. Vincenzo Vitale, il comitato di Reggio Calabria per il No alla riforma costituzionale mira a portare avanti idee ben precise, “lontano di ogni logica partitica e da ogni fine elettoralistico”

Semplicità, pragmatismo, laicità: queste le tre parole guida del neo comitato reggino per il No alla riforma costituzionale.

A presentarlo stamane presso Palazzo Foti, il suo coordinatore, dott. Vincenzo Vitale, affiancato dal gruppo dirigente: il prof. Antonino Monorchio, il prof. Giuseppe Ferrreri e la dott.ssa Tiziana Catalano.

“Questo comitato – esordisce Vitalenasce dalla convinzione che siamo di fronte ad una deriva incostituzionale, per cui ci siamo organizzati per portare avanti un’idea di riforma che non è quella prospettata dal tandem Boschi-Renzi”.

Un comitato aperto ad ogni esperienza politica, con l’obiettivo di lavorare sulle idee: ciò è emerso chiaramente, insieme alla ferma convinzione che non si debba trattare di interessi elettorali politici, soprattutto prendendo in considerazione le persone che compongono il comitato stesso, “liberi cittadini senza casacche di partito. La nostra posizione – parole di Vincenzo Vitalenasce da una destra moderata, laica, liberare, che si presenta con una veste pulita e trasparente, non legata a bizantinismi partitici: siamo lontani dalle tematiche partitiche, noi lavoriamo sulle idee, e siamo prossimi a mettere su un comitato scientifico”.

Ciò che si prospetta di promuovere, sempre a detta del dott. Vincenzo Vitale, non è certamente la salvaguardia dell’esistente, ma un’azione che, nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione, sia finalizzata all’approvazione di un complesso organico e coerente di riforme costituzionali che preveda:

-il rafforzamento del potere esecutivo mediante l’elezione diretta e popolare del Presidente della Repubblica, Capo del Governo;

-il monocameralismo con l’abolizione tout court del Senato;

– il contestuale rafforzamento del potere di indirizzo e di controllo del Parlamento, eletto con una legge elettorale che coniughi rappresentatività e governabilità.

“Eliminare quanto più possibile i bizantinismi della nostra politica – prosegue a dire VitaleBisogna riuscire a rendere poche idee chiare, comprensibili a tutti e semplici”.

Il tutto nasce dalla costatazione, sempre come si trasmette, che la legge di riforma della seconda parte della Costituzione, ove confermata dal voto referendario, comporterebbe di fatto la fine dell’attuale Repubblica parlamentare senza però introdurre un assetto istituzionale più rappresentativo ed efficiente. Il Comitato, insomma, pensa che si stia prospettando il serio rischio di “trasformare le nostre istituzioni in uno squilibrato ibrido che non ha uguali in alcuna democrazia occidentale”.

“La nostra idea è che le regole del gioco vadano stabilite tra maggioranza e opposizione – dichiara alla stampa Vincenzo Vitalenon può una riforma costituzionale di questa importanza passare con una semplice legge, confermata poi obbligatoriamente dal referendum costituzionale, che ricordo non ha quorum, in quanto è un referendum confermativo previsto dalla Costituzione che si vuole formare. Il referendum è necessario – continua Vitale perché è stata fatta questa legge costituzionale con un maggioranza semplice, non con una maggioranza dei due terzi prevista dalla nostra Costituzione. Basta questo per dire che la battaglia è aperta, non si può cedere alla tentazione di farsi, ogni Governo, una propria Costituzione; quindi noi siamo dell’idea che si debba dire No insieme a tutti quelli che ci tengono a che in Italia non ci sia una deriva anti-democratica come quella che si sta palesando in questo momento”.

“La semplicità è uno dei fondamenti della verità – aggiunge il prof. MonorchioNoi miriamo a ridurre al semplice ciò che è plurimo e che ci impedisce di vedere la realtà degli altri”.

A queste affermazioni si aggiungono quelle di Tiziana Catalano, psicologa che da sempre si occupa di territorio e di tutto quello può essere utile ai cittadini: “Il comitato nasce da un’esigenza reale di dialogare con la gente – dice – Il referendum di ottobre è più grande di noi: è estremamente complesso e articolato. Dobbiamo avere un po’ di tempo per dialogare con la gente, per mettere su dei comitati cittadini. Il nostro comitato è una forma di rispetto verso la gente, non una presa di posizione, per questo abbiamo deciso di costituirci il 4 maggio, perché dobbiamo avere il tempo di aprirci alla dialettica con il territorio, con gli altri comitati e associazioni che si vogliano occupare dello stesso argomento. Noi non possiamo essere chiamati a decidere se non sappiamo di cosa parliamo”, conclude Tiziana Catalano.

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