Bronzi di Riace, quel genio di Sgarbi prende tutti per il culo ma le capre ci cascano e replicano indignate!

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Bronzi di Riace, l’ennesima provocazione di Sgarbi e l’indignazione dei reggini

sgarbi capraVittorio Sgarbi si conferma un genio della comunicazione e dei social network: il noto critico d’arte, per  celebrare la straordinaria vittoria di Occhiuto a Cosenza, ha pubblicato sulle proprie pagine facebook e twitter un post con la fotografia dei Bronzi di Riace e il seguente commento: “Il mio primo atto di assessore nella giunta Occhiuto sarà il trasferimento dei Bronzi di Riace da Reggio a Cosenza“.

Sgarbi ha presentato una propria lista a sostegno della candidatura a sindaco di Cosenza di Mario Occhiuto e nel corso della campagna elettorale aveva detto che se Occhiuto avesse vinto, lui avrebbe fatto l’assessore alla cultura anche se avrebbe preferito definirsi “alto commissario al centro storico e agli eventi culturali. Sono tra i primi ad aver sostenuto la bellezza di questo centro storico“. 

Sgarbi, infatti, è uno dei pochi intellettuali del Paese particolarmente legato alla Calabria. Più volte negli ultimi anni è stato a Reggio e ha deliziato migliaia di persone con le proprie auliche dissertazioni sull’arte magno greca e sui Bronzi di Riace. Di recente ha dichiarato che “in Calabria non c’è cosa più importante dei Bronzi di Riace“, e in precedenza aveva anche espresso la sua idea sull’esposizione delle due opere sul Lungomare, affermando che “Se avessero messo i Bronzi a Villa Zerbi sarebbe stata una soluzione eccellente a costo zero”. “I Bronzi sono il simbolo della Calabria migliore”, ha detto ancora Sgarbi che da uomo d’arte è sempre stato favorevole allo spostamento delle opere: “L’inamovibilita’ di queste statue si fonda su un presupposto scientista infondato. L’Efebo di Mozia, di marmo, o il Satiro danzante, di bronzo, hanno girato il mondo senza che gli sia accaduto nulla. Lo spessore del bronzo delle statue e’ di 8 millimetri, figuriamoci, sono state 2.500 anni sotto il mare e hanno resistito… ho avanzato l’ipotesi che tra ottobre e marzo, nei mesi in cui in Calabria non c’e’ stagione turistica, i Bronzi possano muoversi senza rischio e senza creare danno alla Calabria, anzi. La Regione potrebbe partecipare ai ricavi della biglietteria e lo Stato potrebbe ristorarsi in un anno dei costi sostenuti per il Museo e qui a Reggio, nei periodi in cui le statue fossero altrove, potrebbero essere organizzati scambi con altre opere d’arte, com’e’ accaduto in molte occasioni. E’ una scelta che dipende solo dal ministro, quella di spostare i Bronzi. Perfino Salvatore Settis avrebbe voluto i Bronzi nella sua mostra sulla Magna Grecia“.

Nel 2014, quando da Reggio era arrivato il “no” allo spostamento dei Bronzi di Riace all’Expo di Milano, Sgarbi aveva reagito così: “gli unici che hanno rotto i coglioni sono quelli di Reggio, che non è nemmeno in Italia. La scelta è stata politica e non tecnica. Tra l’altro è stata fatta una commissione di deficienti: quello nominato da noi ha poi votato contro di noi”. Il critico d’arte aggiungeva poi che “I calabresi non hanno le stesse garanzie dei cittadini italiani perché sono stretti tra la criminalità mafiosa e lo Stato. In realtà è l’Italia che non è in Calabria. E lo dimostra il fatto che può essere sciolto per mafia il Comune di Reggio Calabria e non quello di Milano, dove la ‘ndrangheta è certamente presente”.”Io non sono contro i calabresi – spiegava Sgarbi – ma contro chi li governa e con i ministri dell’Interno che applicano leggi speciali alla Calabria, umiliando i cittadini onesti e costringendoli a vivere in perenne emergenza, come se in Calabria ci fosse una epidemia”. “Questo – concludeva Sgarbi – era il senso delle mie parole. In Italia ci sono due Stati: perché i Bronzi non si possono portare a Milano e il Satiro Danzante di Mazara, che è della stessa epoca, gira il mondo?”.

Nel 2012 Sgarbi diceva che ““I Bronzi di Riace sono opere d’arte. Le opere d’arte sono dello Stato, che può esporle dove vuole. Il Satiro Danzante, che e’ in Sicilia, che e’ una regione più meridionale della Calabria, gira continuamente e poi torna a casa. Solo qui – ha detto – c’e’ questa visione da vergine che deve stare in casa perche’ i genitori hanno paura che trovi qualche cattiva frequentazione. Si farebbe bene a lasciarli liberi di viaggiare per il mondo per essere visti da migliaia di personeInvece c’e’ proprio una logica medievale: non c’e’ nessun pericolo, di nessuna natura. Tu li tieni tre mesi in estate in Calabria e li vedono tutti e poi li tieni otto mesi in giro perche’ li veda tutto il mondo. E capiterà una volta ogni vent’anni. Mi sembra una cosa del tutto logica: se non la vogliono fare e’ perché sono delle teste di cazzo”.

E quando era stato sciolto il Comune di Reggio Calabria, Sgarbi diceva in diretta TV: ”Chi scioglie i Comuni lo fa solo per affermare il suo potere, imparino a rispettare i Comuni. Trovo che siano delle forme pubblicitarie dello Stato rispetto a mafie che non ci sono. Il ministro Cancellieri e’ una che non sa il suo lavoro. […] Andai da lei i giorni prima dello scioglimento del Comune di Salemi e mi disse: ”Sgarbi non scioglierò il suo Comune”. Poi l’ha fatto per puro atteggiamento intimidatorio patito e imposto dalla città dove non c’era traccia di mafia attiva”.

Adesso è chiaro che Sgarbi sappia bene che un Assessore di un Comune non può certo spostare i Bronzi, ma con una geniale provocazione è tornato a rendersi protagonista assoluto su uno degli argomenti più controversi della storia recente di questa terra, tanto quanto il Ponte sullo Stretto. Con il post di ieri, Sgarbi prende tutti per il culo ma tante capre ci cascano, si indignano e replicano come se davvero fosse in discussione lo spostamento delle due statue a Cosenza. Il polverone suscitato dalla provocazione di Sgarbi in realtà conferma quanto lui abbia ragione quando asserisce le motivazioni “medioevali” sulla chiusura di Reggio Calabria.

Se un intellettuale francese neo-assessore di Marsiglia andasse al Louvre a dire che avrebbe spostato la Gioconda da Parigi alla città della Provenza, nella Capitale francese l’avrebbero presa tutti a ridere.

Ma le capre non sanno sorridere.

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