Come i Vigili del Fuoco di Reggio Calabria hanno restituito dignità ai 45 migranti morti in mare

StrettoWeb

Il 28 maggio al porto di Reggio Calabria sono arrivate 45 salme di migranti vittime di naufragio. I Vigili del Fuoco hanno ridato loro dignità, trattando i corpi con la massima cura e trasferendoli in un mezzo speciale

Si tende la mano. È questa la prassi standard per aiutare i migranti a scendere dalle navi della Marina Militare che li accompagnano ai porti italiani, ultima tappa del loro viaggio della speranza. Non hanno valige né bisacce, i loro averi si riducono a qualche vestito addosso e qualche affetto fortunatamente resistito al naufragio. Eppure in mare si portano tutto ciò che può servirgli davvero: la propria vita, i propri cari.
Si tende la mano per consentire loro di toccare il traguardo, senza tagliarlo ancora. Il viaggio è una scommessa con la morte: da questa fuggono, tra le sue braccia si gettano, perché la possibilità di sopravvivere c’è e il calvario in mare è l’opzione migliore.
Alcuni però questa scommessa sono destinati a perderla e arrivano al traguardo quando già la posta in gioco è stata riscossa. Allora non basta più tendere la mano, serve tutto il corpo per sostenere il dolore. Servono braccia forti per alzare i corpi, servono cuori forti per sopportare la testimonianza reale della tragedia.
Una pagina nera che ha reso il porto di Reggio Calabria, lo scorso 28 maggio, ricettacolo di uno degli sbarchi più tristi degli ultimi tempi: erano 674 i passeggeri dell’ennesimo viaggio della speranza. Per accogliere 629 di loro è bastato tendere la mano, per altri 45 sono serviti imbracature, lettighe, un’autoscala, teli speciali, mezzi adatti per il trasporto e la ricezione. Si contavano sei uomini tra le vittime, per la maggior parte donne. Inoltre tre bambini, il più piccolo di otto mesi.
Le salme sono passate tra le braccia dei Vigili del Fuoco di Reggio che, con la massima delicatezza e le migliori cure, hanno restituito loro una dignità da esseri umani, strappata via da mercanti di uomini che guardando negli occhi dei loro passeggeri vedevano soltanto denaro e l’ennesima occasione di guadagno senza scrupoli.
Uno alla volta, per oltre due ore, i Vigili hanno trasferito i corpi dal ponte della nave “Vega” della Marina Militare a un mezzo speciale refrigerato del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.
Niente potrà restituire loro la vita ma, anche se nella tragedia, la “merce” è tornata ad essere uomo e come tale riconosciuto, curato e commemorato, in una funzione voluta dal sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà e fissata per le 10.30 di oggi al Cimitero di Gallina.
Un intervento tardivo e che nulla risolve di questo intricato problema delle migrazioni clandestine, ma pur sempre un lavoro necessario di umanità, di accoglienza e di cuore.

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