Messina, Mario Manganaro con gli occhi di un lettore: la “Virtù del Bene”

StrettoWeb

Riceviamo il ricordo di un ex allievo del docente scomparso, una poesia che lo stesso lettore di Strettoweb ha voluto dedicare alla memoria di Manganaro

Nessuno può  dimenticare il suo timido sorriso unito alla grande competenza di professore riservato, disponibile ed umile. Gli studenti lo vedevano sempre con i libri in mano e disegnava qualunque cosa gli capitasse davanti (una sorta di droga dell’arte) . Eppure anche lui se ne è andato, lasciando un profondo vuoto nel cuore di chi lo ha conosciuto .

Nato a Scaletta Zanclea nel 1945, sin da giovane ha dimostrato talento per la scuola ma soprattutto per il Disegno e la Storia dell’Arte.  Laureatosi a Roma nel lontano 1970 iniziò la sua  carriera  a Messina presso la Facoltà di Scienze dove diventò  professore associato nel 1985. In seguito,  nel 1989 scelse di insegnare nella  Facoltà di Ingegneria, toccando l’apice come professore  straordinario nel 2002. E’ stato  uno dei principali collaboratori del Preside Fabio Basile ricoprendo anche la carica di Direttore del Dipartimento di Rappresentazione e Progetto dal 1999 al 2004.

Grazie, Mario Manganaro, uomo buono e del sapere. A te dedico questa poesia

CIPRESSO DEL SAPERE

Eppur la quadratura del tuo disegno

era teatro di vita

dove l’ingegno del tuo talento

accorda il tempo che passa e porta via tutti,

anche l’ombra del passato,

e rimane sol la certezza

che il  valor del tuo intelletto

sublima la classe di un architetto.

O professor di Storia dell’Arte,

dove vado a trovar una nuova parte?

Forse discendo nei meandri della sapienza

ove sognar di riveder la tua memoria

alle origini della storia?

Non oso dimenticar

le prodezze di sì tanta luce

che scorron veloci

tra il navigar dolce e leggiadro,

dove l’oblio nulla conserva

e vive solo il ricordo del tuo esser bravo

a soccorrer l’altro.

E avverto una vibrazion di luce e di pensiero

nella vana attesa di una statua o bassorilievo,

tra quadro, dipinto e disegno

per andar oltre le mete

che non hanno più giorno,

ma vago contorno.

E piango il tormento

di non vivere più con te

un’alba senza mattina,

una scuola senza allievi,

una vita senza ritorno,

dove chi crea si distrugge

e il tempo tutto trasforma

tra menti occulte e fior sbiaditi.

Riuscirà l’uomo a ripartir senza il tuo acume

e discender tra i cipressi del sapere?

Fosco tramonto di luce dimessa

mi manchi a veder nessuno.

Antonino Condorelli

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