Mastectomie indebite eseguite per fornire protesi “private”: il quadro indiziario emerso a Messina, nei confronti dei Calbo e di Marullo, è grave. In settimana il confronto col Gip
Utilizzavano il Policlinico per scopi privati, senza alcuna cura delle pazienti e contravvenendo ai dettami della sanità pubblica: Letterio Calbo, il figlio Enrico e Massimo Marullo sono finiti nel mirino della magistratura per aver diagnosticato falsi tumori nell’ambito di un’operazione significativamente ribattezzata “Protesi mammarie d’oro”. Nell’attesa del confronto diretto col Gip, emerge come siano una decina le pazienti che hanno testimoniato finora una mastectomia indebita, laddove il giudice per le indagini preliminari – Tiziana Leanza – ha sottolineato, in base agli elementi raccolti, la “disarmante disinvoltura” con cui i tre operavano, fornendo protesi private, cioè non fornite dalla struttura pubblica in base ad una logica di profitto e senza effettuare gli esami specialistici del caso. A corroborare le tesi dell’accusa ci sarebbe la condotta tenuta dagli indagati che avrebbero alterato le cartelle cliniche per minimizzare i casi innanzi alla commissione disciplinare.