Roma, nella corsa al Campidoglio i 5 Stelle snobbano la comunità gay

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Il richiamo alla città “gay friendly” e la lotta alla transfobia spariscono dal programma, sostituiti da un generico cenno alla tolleranza. L’ira della rete si abbatte sul movimento di Grillo e sulla Raggi

Foto Vincenzo Livieri – LaPresse

Nonostante l’impegno profuso da Giachetti e gli sforzi compiuti dal Partito Democratico per archiviare la pesante eredità lasciata da Ignazio Marino, il Movimento 5 Stelle a Roma teme soprattutto l’ascesa di Giorgia Meloni, esponente politico di caratura nazionale, fortemente radicata sul territorio, in grado di esercitare un notevole appeal perfino sulla base dei grillini. Per questa ragione Virginia Raggi, già prima della discreta prova televisiva nel confronto fra candidati ospitato da SkyTg24, ha deciso di virare a destra in vista dell’appuntamento elettorale, rimuovendo dal suo programma qualsiasi cenno ai diritti della comunità omosessuale. La capitale “gay friendly” e la lotta alla transfobia, argomenti precedentemente visibili nel programma, sembrano essere spariti dallo stesso, sostituiti da un generico richiamo al principio liberale della tolleranza, che per la comunità arcobaleno non è esattamente sinonimo di grandi garanzie. Una scelta calata dall’alto, che in rete è stata contestata da alcuni osservatori e presunti militanti, determinati a lanciare un’offensiva contro le giravolte tattiche di chi gestisce il Movimento. Pesa, ancora oggi, il voto sulla Cirinnà, l’idea che qualsiasi compromesso – anche utile alla causa – vada respinto al mittente se a proporlo non è un attivista. D’altra parte, però, la scelta operata da Raggi può essere decisiva in chiave strategica: non c’è soltanto il voto dell’elettore machista in gioco, ma le simpatie della Santa Sede, da sempre attenta agli equilibri politici della Città Eterna. Per questa ragione, c’è da scommetterci, Raggi tirerà dritto almeno fino al voto. La presa di Roma è possibile: per il Movimento sarebbe l’esame di maturità.

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