Analisi Expotraining: per le aziende italiane la formazione è un optional

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I dati dell’osservatorio Expotraining sulla formazione in Italia rivelano che per le aziende italiane è ancora un optional

Per le aziende italiane la formazione è ancora un optional. Questa la sintesi dei dati dell’osservatorio Expotraining sulla formazione in Italia. “In Italia -dice- si fa poca formazione e oltretutto la si fa anche male: molta parte dei corsi organizzati presso le aziende italiane riguarda tematiche obbligatorie come la sicurezza sul lavoro (18%) oppure aspetti che altrove in Europa sono in gran parte dati per scontati come le lingue (20%) o la qualità (5,50%, e in questo caso i corsi sono legati alle certificazioni)“.
Persino l’informatica, “che dovrebbe essere uno dei fronti dell’innovazione, si limita al 10% delle attività di formazione, e solo una parte di queste -avverte- è effettivamente rivolta alle nuove tecnologie e al web: spesso i corsi servono più per dare le basi dell’uso del pc che per dare alle aziende la forza di competere sul mercato globale“.
L’osservatorio Expotraining evidenzia come “non vi siano grandi prospettive, né da parte delle grandi aziende, né ancor meno dalle pmi: l’80% delle risorse da destinare alla formazione è proiettato in un futuro indeterminato e comunque non sono destinate ad aumentare in modo significativo“.
Expotraining ricorda, inoltre, che al World economic forum 2016 è stato presentato un nuovo rapporto che esamina la strategia per l’occupazione, le competenze e la forza lavoro per il futuro. “I dati elaborati -sottolinea- ritengono che in cinque anni da oggi, più di un terzo delle competenze (35%) che sono considerate importanti nella forza lavoro di oggi saranno oggetto di cambiamento“.
Entro il 2020, stima, “la quarta rivoluzione industriale ci avrà portato robotica avanzata e di trasporto autonomo, l’intelligenza artificiale e machine learning, materiali avanzati, le biotecnologie e la genomica: di tutto ciò ben poco si parla e ben poco ci si prepara nelle aziende italiane ad affrontare questi scenari ormai prossimi“.
Le statistiche nazionali e internazionali -continua- hanno fotografato il livello europeo di partecipazione alla formazione sui partecipanti adulti (25-64 anni) evidenziando che l’Italia rimane tra i paesi dove il benchmark è al di sotto della media europea registrando un livello di partecipazione pari al 6,2%, poco superiore alla Polonia, Turchia, Grecia e Romania“.
“Il problema principale – dichiara Carlo Barberis, presidente dell’osservatorio Expotraining- che i nostri dati evidenziano non è solo la già grave bassa propensione all’investimento o lo scarso utilizzo dei fondi di vario genere pure disponibili, ma anche la qualità della formazione“.
In Italia -ha ricordato- esistono formatori di altissimo livello, ma la richiesta del mercato è ferma a 20 anni fa, alla formazione obbligatoria, al massimo alle lingue o alle nozioni di base dell’informatica. Si fa poca innovazione, si preparano poco le nuove figure professionali e le nuove competenze trasversali che tra breve saranno indispensabili e che stanno già rivoluzionando il mondo del lavoro e la concorrenza globale“.
Per questo –ha affermato– parliamo di emergenza formazione, abbiamo pochi anni ormai per cambiare radicalmente atteggiamento, per investire nella formazione nelle imprese e per innovare le competenze, altrimenti dalla crisi non usciremo mai davvero, e questa volta la responsabilità sarà del tutto nostra“. (ADNKRONOS)

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