Le indagini relative alla cosca Muto sono partite dall’omicidio di Angelo Vassallo, conosciuto come il sindaco-pescatore
Le indagini, che hanno riguardato la cosca Muto, sono partite da un troncone dell’inchiesta sull’omicidio del noto sindaco-pescatore, Angelo Vassallo. Il sindaco di Pollica fu ucciso nel 2010 e grazie alle indagini condotte dalla Dda di Catanzaro è stato possibile arrestare 58 persone nell’ambito dell’operazione “Frontiera”. Fu proprio il sindaco-pescatore a denunciare il traffico di stupefacenti nel territorio di Pollica gestito dalla cosca Muto. “Pensiamo – ha detto il Procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri – di aver toccato i vertici della ‘Ndrangheta sul territorio dell’alto tirreno cosentino. E quindi, se la gente vuole, adesso puo’ anche ribellarsi per evitare che i pescatori vengano vessati con ulteriori richieste estorsive“. “I Muto – ha aggiunto Gratteri – rappresentano una cosca antica della ‘Ndrangheta, ma allo stesso tempo moderna“. La cosca Muto, nota per essere tra le più violente e pericolose, ha controllato per oltre 30 anni l’economia del territorio curando, in particolar modo, il settore ittico, i servizi di lavanderia industriale degli alberghi e la vigilanza nei locali d’intrattenimento della fascia tirrenica cosentina e del basso cilento.
“Una cosca antica – ha detto ancora il procuratore Gratteri – perche’ sotto l’aspetto giudiziario e’ riconosciuta da decenni come associazione mafiosa. Ma anche moderna perche’ ha diversificato le proprie attivita’ criminose come una multinazionale“. Proprio il pm della Dda Vincenzo Luberto ha sottolineato alla Conad “che non si e’ assoggettata – ha detto – all’imposizione della gestione della pescheria all’interno del supermercato, subendo per questo motivo un attentato ad un punto vendita di Sant’Arsenio, nei pressi di Sala Consilina. I Muto hanno fatto del mare un latifondo per assicurare la soddisfazione economica di pochissimi“. Tra gli indagati figurano anche 4 curatori fallimentari a cui si accusa di aver favorito gli interessi della cosca omettendo di denunciare le ingerenze nella gestione delle imprese dei Muto. “A tale proposito – ha detto, a tale proposito, il procuratore aggiunto della Dda Giovanni Bombardieri – abbiamo gia’ preparato il ricorso perche’ proprio i curatori fallimentari hanno avuto una condotta gravissima, consentendo, tra l’altro, ai Muto di mantenere la gestione di un bene confiscato“.