Privatizzazione Poste Italiane, prosegue la protesta delle organizzazioni sindacali di categoria

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Carchidi, Segretario Generale Slc Cgil Calabria, : “serve il coinvolgimento dell’opinione pubblica per frenare un processo che avrà pesanti ripercussioni sulla cittadinanza”

Poste Italiane è in svendita. Lo smembramento di questa azienda provocherebbe un terremoto occupazionale e gravi disagi. A rilanciare il grido d’allarme è Daniele Carchidi, segretario geenrale della Slc Cgil Calabria: «La privatizzazione definitiva di Poste Italiane – afferma – rischia di avere un pesante impatto sulla cittadinanza. Il probabile superamento della concezione di “servizio universale” offerto dalla più grande azienda del paese, ed il probabile smantellamento della più imponente rete diffusa capillarmente sul territorio, rischiano di diventare l’ennesima forma di spoliazione per un territorio morfologicamente particolare come quello calabrese. Di recente Poste Italiane ha avviato un processo di riorganizzazione che ha visto la chiusura di diversi uffici postali, oltre che la sperimentazione nel recapito della consegna a giorni alterni, causando non pochi disagi a tanti lavoratori e pensionati, specie nelle aree interne». «Il superamento del controllo statale e l’avvio della privatizzazione – dice ancora il segretario –  ha già avviato nei mesi scorsi il ribaltamento della concezione di azienda di servizio universale con funzione sociale a quella di azienda legata a logiche di profitto e ricavi. In una concezione di efficientamento e guadagno il rischio concreto che ci siano ulteriori tagli è pressoché scontato, e questo comporterà ulteriori disagi per la popolazione.Come Slc Cgil, rappresentando tra gli altri i dipendenti di Poste Italiane, assieme alle altre organizzazioni sindacali di categoria, preoccupati dagli impatti occupazionali che questo processo di privatizzazione porterà, ha già messo in campo forme di protesta, con il coinvolgimento dei lavoratori, per contrastare la definitiva privatizzazione del Gruppo Poste Italiane. Lo sciopero delle prestazioni aggiuntive è già in corso da diversi giorni e proseguirà, a breve saranno indette manifestazioni di piazza a livello locale, in attesa dello sciopero generale dell’intero gruppo che dovrà presumibilmente svolgersi a settembre». «Ma questo potrebbe non bastare. Tenuto conto degli impatti che questa privatizzazione potrebbe comportare per la cittadinanza abbiamo chiesto il coinvolgimento delle istituzioni locali, e chiediamo – conclude Carchidi – pertanto anche il supporto dell’opinione pubblica e degli utenti al fine di sostenere i lavoratori di Poste Italiane in questa difficile vertenza nel bloccare una privatizzazione che se portata a termine comporterà pesanti impatti occupazionali e forti disagi per la popolazione».

Lettera aperta ai politici ed alle istituzioni

Con la presente le scriventi Segreterie Regionali delle OO.SS. intendono portare a conoscenza delle Istituzioni Locali e agli eletti nei vari schieramenti politici in regione, la situazione in cui si troverebbe  Poste Italiane spa. nel momento in cui verrà attuato quanto previsto dal Governo. «Come  OO.SS. esprimiamo forti perplessità riguardo un ulteriore passaggio del 35%  sotto il controllo di Cassa Depositi e Prestiti ed il passaggio del restante 30% al Ministero Economia e Finanza, probabilmente solo temporaneamente. La collocazione, anzi la svendita, del 35% dei titoli in borsa ha garantito solo una minima entrata alle casse dello Stato ma ha già significato una perdita di 157 mln per il mancato introito dei dividendi per il solo 2015 che, sommati ai dividenti per gli anni futuri, in pochi  anni avrebbero garantito maggiori incassi. La necessità di fare cassa  per arginare il debito pubblico mette seriamente in pericolo l’erogazione di molti servizi e la funzione sociale che Poste Italiane svolge nel paese. A nostro giudizio svendere una delle poche aziende ancora in mano pubblica provocherebbe soltanto un ulteriore calo dei servizi in quanto non crediamo possibile che gli azionisti privati, chiunque essi siano, magari anche gruppi concorrenti di Poste, possano  essere interessati al servizio sociale del recapito oppure alla apertura di uffici postali che garantiscono il pagamento di pensioni e di altri servizi  che solo Poste Italiane garantisce in alcuni territori. Non riteniamo opportuno considerare il Gruppo Poste come fosse un salvadanaio da cui attingere per ripianare una piccola percentuale del debito pubblico  oppure  per prelevare utili da destinare ad altre aziende, come già avvenuto per Alitalia. Consideriamo aberrante l’idea di vendere ai privati un’azienda sana che distribuisce utili anche al Tesoro; a  nostro giudizio la politica dovrebbe fare chiarezza, decidendo quale debba essere il servizio universale e sociale  da fornire ai cittadini e soprattutto chi dovrà pagarne i costi. Le prossime azioni previste dal governo potrebbero significare il tanto temuto smembramento del gruppo Poste Italiane  e, di conseguenza, provocare  un terremoto occupazionale tra gli addetti e  gravi disagi sociali per la soppressione di molti dei servizi erogati. In una  Nazione che risulta essere tra i Paesi meno informatizzati del continente, in una Calabria che risulta essere tra le regioni meno informatizzate d’Italia, la funzione sociale e capillare fornita dai portalettere e dagli uffici postali  che sopperisco a molte lacune della pubblica amministrazione, verrà fortemente ridimensionata per scelte inopportune e per una  visione economica di breve periodo.  Per i motivi esposti  intendiamo sollecitare un vostro intervento con il Governo per modificare od annullare le azioni enunciate».

LE SEGRETERIE REGIONALI  DELLA CALABRIA

SLP CISL          SLC CGIL         UIL POSTE       FAILP CISAL     CONFSAL COM           UGL COM

       E. Cufari          F. Lo Presti                   G. Melito           E. Cicero            P. Quattrone                   D.Morabito

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