È intelligente ma non si applica: Reggio Calabria ancora bocciata all’esame di civiltà

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La città dimostra ancora una volta di non conoscere le norme basilari della convivenza civile, abbandonando per strada sacchetti di escrementi animali

Basta passeggiare per qualsiasi strada della città per avere sotto gli occhi esempi di ignoranza. Nel senso che si ignorano le norme basilari della convivenza civile in ambito pubblico. Ne sono esempi i tantissimi parcheggi nei posti riservati ai diversamente abili da parte di veicoli non autorizzati, i parcheggi davanti alle barriere architettoniche, quelli in doppia e tripla fila che costringono le auto a invadere corsie in cui non dovrebbero transitare; ne sono esempi i cassonetti per la raccolta differenziata pieni di rifiuti “sbagliati”, nonché i sacchetti abbandonati sul ciglio della strada; ancora, si potrebbero citare i monumenti imbrattati, gli arredi pubblici divelti, e molto altro.
Probabilmente anche stavolta il problema è del mondo dell’istruzione. Evidentemente gli asili non sono più quelli di una volta. Sì, perché era all’asilo che si iniziava ad insegnare le regole base della convivenza civile: buttare la carta a terra è sbagliato, non si passa col rosso, il contenitore verde è per il vetro, quello blu per la plastica… Qualcosa poi dev’essersi inceppato, almeno a Reggio Calabria.

I reggini ci provano e falliscono per l’ennesima volta l’esame di civiltà: sembra che l’ultima tendenza sia raccogliere, come è giusto fare, gli escrementi del proprio cane in appositi sacchetti igienici e poi gettarli… in mezzo alla strada. L’ultimo esempio è stato rinvenuto sull’appena riaperto Corso Garibaldi.
In parte è colpa della mancanza di appositi cestini che in qualsiasi altra parte d’Italia possono essere trovati in ogni angolo, ma per lo più è colpa di padroni che vorrebbero fare un salto di qualità e diventare persone civili ma proprio sul più bello non ce la fanno. Probabilmente camminare fino al cassonetto più vicino è un’impresa troppo tediante quando si è a passeggio per il centro città col proprio cagnolino.
Allora sorge spontaneo il dubbio: che differenza c’è tra un padrone che non si cura del fatto che il proprio cane sporchi il suolo pubblico e un padrone che capisce che il cane ha le proprie esigenze, raccoglie perciò i suoi escrementi e poi decide di sporcare lui di sua spontanea volontà lo stesso suolo pubblico? La risposta è semplice: nessuna. Entrambi sono esempi di degrado che umiliano la città, che per quanto si sforzi di riscattarsi, “è intelligente ma non si applica”.

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