Non si ferma la protesta degli insegnanti “semiprecari” siciliani contro la “Buona Scuola”. La solidarietà dell’AnciSicilia
Continua la protesta degli insegnanti siciliani contro i trasferimenti forzati al Nord. Dopo il sit-in della scorsa settimana, infatti, questa mattina è in corso una manifestazione indetta dal Coordinamento SemiPrecari di Palermo, davanti alla sede della prefettura di Palermo ed è in programma per domani un’analoga manifestazione a Catania presso la sede del provveditorato agli studi alla quale è prevista anche la partecipazione dei docenti delle province di Messina e Ragusa.
L’AnciSicilia esprime solidarietà ai tanti insegnanti che sono costretti a trasferirsi a migliaia di chilometri dalle proprie case e dalle proprie famiglie a causa della legge di riforma della scuola cosiddetta “La Buona Scuola” e ribadisce la propria preoccupazione per gli effetti che deriveranno dalle modalità con le quali si stanno svolgendo le operazioni di definizione degli organici di ogni ordine e grado della scuola italiana.
“Sebbene non siano ancora noti i dati relativi all’individuazione delle sedi di titolarità di migliaia di insegnanti neoassunti con la cosiddetta ‘Buona Scuola’, c’è il forte rischio di vedere allontanare dalle regioni del Sud Italia un numero molto consistente di personale con competenze ed esperienze pluriennali maturate già sul territorio di origine”. Lo hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Sicilia.
“La nostra Associazione – continuano Orlando e Alvano – rispetto a un tema sollevato anche dall’Osservatorio Diritti Scuola è convinta della necessità di evitare che la nostra terra venga privata anche di questo preziosissimo capitale umano e teme fortemente le ripercussioni sull’equilibrio socio-economico dell’Isola. In un periodo di grave crisi, di calo demografico e di impoverimento complessivo, infatti, l’allontanamento degli insegnanti comporterebbe un ulteriore aggravamento della situazione di crisi e determinerebbe, anche, una diminuzione delle entrate dei tributi locali con il conseguente crollo dell’offerta dei servizi resi dalle amministrazioni locali ai cittadini”.
“Infine – concludono i vertici dell’Associazione dei comuni siciliani- bisogna considerare la disomogeneità a livello nazionale con cui viene attivato il tempo prolungato. Se al nord il servizio viene assicurato con percentuali altissime, al sud sono poche le scuole che lo garantiscono. Perché, quindi non potenziare l’offerta formativa attraverso un’attivazione consistente del tempo pieno o prolungato nelle scuole? Ciò servirebbe a garantire uno strumento importantissimo per le famiglie e per gli alunni ed eviterebbe l’esodo di massa dei docenti”