Premio Tropea, intervista a Beatrice Lento: giurata dell’Accademia degli Affaticati e Dirigente Scolastica

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Nell’attesa che precede ogni anno le serate finali del Premio Tropea, continuano le interviste ai vari protagonisti. È la volta di Beatrice Lento, Dirigente dell’Istituto d’Istruzione Superiore di Tropea, socio-fondatore dell’Accademia degli Affaticati e membro del comitato tecnico-scientifico dell’X edizione del Premio Nazionale Letterario “Città di Tropea”.

Che cosa rappresenta per lei un libro e quali influenze ha l’amore per la lettura sulla società?

Un buon libro è una finestra spalancata dentro il tuo cuore, ti aiuta a conoscerti meglio, ti fa crescere, ti guida e ti conforta. Un buon libro è un amico che non ti delude, ti dà una mano nei momenti difficili e condivide le tue gioie. Se l’amore per i libri si diffondesse si spianerebbe la strada verso un mondo migliore. In quest’oggi così complesso e tormentato la lettura è un’ottima psicoterapia, ci fa sentire meglio e ci concilia col mondo.

“Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo.” La frase di Paulo Freire, educatore brasiliano, potrebbe racchiudere il senso del legame tra Premio e scuola?

Il nostro legame col Premio è profondo così come è intenso il nostro desiderio di crescere insieme. Siamo una scuola “Milaniana”, crediamo nella Pedagogia dell’Aderenza e nell’Educativa Territoriale perché da soli si è condannati all’inaridimento ed è grazie alla condivisione che si va lontano. Il senso profondo della cultura è proprio questo: un patrimonio di valori che unisce e alimenta un popolo e sta proprio qui il significato viscerale del nostro amore per il Premio Tropea.

L’Istituto d’Istruzione Superiore di Tropea è partner del Premio Tropea. I nostri giovani come accolgono la possibilità di far parte della giuria popolare e contribuire così alla scelta del vincitore?

Essere partner del Premio ci riempie di gioia perché le provocazioni culturali che l’evento ci offre sono insostituibili. Scegliere gli Studenti per la giuria popolare è sempre un’impresa perché sono in tanti a candidarsi e non è facile escludere alcuni. Contrariamente ai luoghi comuni, sono tanti i giovani appassionati di lettura e di scrittura e tra i nostri ragazzi c’è anche chi si cimenta nella stesura di libri. Io credo che l’esperienza, ormai decennale, del Premio sia stata un’ottima palestra per i nostri giovani che ne hanno tratto importanti insegnamenti… soprattutto di vita.

Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I care”. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”. “I care”, il manifesto di Don Lorenzo Milani, è questa la chiave per tenere sempre viva la curiosità e la motivazione dei giovani verso la cultura e verso la società?

Quando si entra nella nostra scuola, qualunque sia l’Indirizzo e quindi l’edificio scelto tra i quattro che la compongono, la prima immagine che si incontra è quella del grande Don Lorenzo. L’I care è l’emblema del patto educativo tra la nostra scuola e gli studenti. Se non c’è investimento affettivo la relazione è solo formale e nell’educativo il sapere langue se non passa attraverso il cuore. In questo impegno sentimentale noi ci crediamo molto e siamo convinti che senza tale presupposto, che non è gratuito ma ha un costo elevatissimo, il processo educativo si esaurisca e non generi crescita autentica, si logora nella routine sterile e ansiogena senza suscitare entusiasmo e voglia di aprirsi al sapere e al mondo.

Lei ama definire la sua scuola “sconfinata”, perché e quali pregi ha una scuola sconfinata?

Una scuola sconfinata non limita, non soffoca, non mortifica, non decurta l’espansione del sé. Una scuola sconfinata non prospetta un’unica soluzione corretta, ma tante possibili risposte egualmente degne e apprezzabili. Una scuola sconfinata non accoglie maestri che insegnano e discepoli che apprendono ma traccia un cerchio magico che unisce dialetticamente gli uni e gli altri. Una scuola sconfinata non stigmatizza l’errore che diventa il punto di partenza della ricerca del vero. Una scuola sconfinata non smarrisce la sua funzione di guida ed educatore ed educando si tengono per mano lungo la strada che conquista il sapere. Questo è il nostro sogno ed è per questo che mi piace definire sconfinata la nostra scuola.

Qual è l’importanza del Premio Tropea per una città che è conosciuta principalmente per le sue bellezze naturali e paesaggistiche?

Tropea è tra i siti più affascinanti del mondo perché le sue enormi bellezze naturali si fondono con il suo notevole patrimonio culturale, il Premio Tropea è un momento significativo di questa ricchezza multiforme della nostra città e per alcuni aspetti potrebbe diventarne il simbolo.

In una parola qual è la mission dell’Accademia degli Affaticati che promuove il Premio?

L’Accademia degli Affaticati ha una mission in divenire che, a distanza di dieci anni dalla sua nascita, muove ancora i suoi passi nel campo della ricerca d’identità. Di certo l’Associazione si propone di promuovere Tropea nella dimensione letteraria ed il Premio Tropea è l’espressione più luminosa di quest’impegno. Ma credo che i nostri obiettivi siano anche altri e si giochino sul terreno della cittadinanza. Purtroppo, la partecipazione alla vita comunitaria, il senso civico, l’amore per i propri luoghi, il senso d’appartenenza, l’orgoglio della propria terra si attestano a livelli decisamente meritevoli di miglioramento. Credo che sia anche questo il senso dell’Accademia degli Affaticati ed in questa direzione garantisco il mio impegno massimo, sia come socia dell’Associazione sia come dirigente dell’Istituto Superiore di Tropea che ambisce ad essere partner dell’Accademia e non solo del Premio.

Perché non bisogna perdersi questa edizione del Premio Tropea?

Perché è la decima edizione ed un decennio di vita significa molto per un evento, vuol dire stabilità di intenti, costanza di interessi, condivisione con la comunità, ricerca del nuovo, in una parola: progetto. Il Premio Tropea non si muove nella dimensione della casualità e dell’improvvisazione ma è frutto di impegno, di passione e di convinzione. Ecco perché vale la pena seguire anche questa decima edizione che offrirà emozioni indimenticabili, atmosfere magiche e provocazioni culturali intense e inebrianti. Il tre e il quattro settembre, vieni anche tu in Largo Galluppi per sognare, sotto le stelle, col Premio Tropea!

Carmelina Pontoriero

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