Reggio Calabria e la Madonna della Consolazione: una storia di fede radicata nei secoli

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Domani, sabato 10 settembre, la Sacra effige verrà portata in processione fino alla Cattedrale, secondo una tradizione che si tramanda da secoli

Tutto è pronto ormai per i festeggiamenti in onore della Madonna della Consolazione, una tradizione cara al popolo di Reggio Calabria sopravvissuta attraverso i secoli venendo tramandata da padre in figlio. Questa sera alle 21 un momento di preghiera presieduto da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Fiorini Morosini nella Basilica dell’Eremo accompagnerà i cuori nella preparazione per l’importante evento.
Domani mattina, invece, alle 8 avrà inizio la processione che guiderà la Sacra Effige nella sua discesa dal Santuario dell’Eremo alla Basilica Cattedrale, dove rimarrà fino alla solennità di Cristo Re il prossimo novembre.
Fedelmente viene tramandato di generazione in generazione il “rito” della processione, con la partenza dall’Eremo, la consegna a Piazza del Popolo, quindi l’ingresso sul Corso Garibaldi e l’arrivo in Cattedrale; viene tramandato fedelmente anche il rito della seconda processione che chiude le festività nella sera di martedì, con relativo e immancabile spettacolo pirotecnico.
Quello che spesso non viene tramandato, però, è il motivo per cui tutto questo ogni anno inevitabilmente accade, ovvero quando e come nasce il culto per la Madonna della Consolazione e perché Reggio vi è tanto devota.

L’origine di questa storia va ricercata tornando indietro di moltissimo tempo, precisamente alla fine del XV secolo, quando per ragioni non accertate un’icona raffigurante la Madonna con in braccio il bambino Gesù arriva a Reggio e viene custodita in una piccola cappellina eremitica, sopra un piccolo altare che divenerà di proprietà della famiglia Diano. Proprio Diano commissiona nel 1547 una riproduzione della stessa immagine su tavole più grandi, ovvero le dimensioni attuali del quadro, al pittore Niccolò Andrea Capriolo. L’anno successivo il quadro viene benedetto dall’Arcivescovo Mons. D’Agostino alla presenza dei duchi Gonzaga e viene portato in processione fino all’Eremo.

In diverse occasioni l’effige della Madonna della Consolazione ha protetto il Popolo di Reggio e la sua Città:

LA PESTE

Nel 1576 la peste mette in ginocchio la città: circa 700 persone perdono la vita, finché un fraticello, Antonino Tripodi, riceve proprio dalla Vergine l’annuncio che la peste finirà. In segno di ringraziamento viene organizzato un pellegrinaggio alla Chiesa dell’Eremo.
Nel 1657 una nuova processione porta il Quadro in Cattedrale: le preghiere sono volte alla Madonna perché Reggio venga risparmiata dalla peste e la città venne graziata. Nel 1743 però una nuova epidemia colpisce i reggini: il Quadro viene portato all’interno delle case degli ammalati, in cerca di conforto e di grazia.

LA CARESTIA

Il 1672, il 1696 e il 1763 furono anni di terribile carestia. Le preghiere rivolte alla Madonna della Consolazione fecero sì che in tutte e tre le occasioni alcuni bastimenti arrivassero in soccorso della città, rifornendola di viveri.

I TERREMOTI 

Nel  1606 e nel 1638 tutta la Calabria è soggetta a scosse di terremoto che provocano ingenti danni. Reggio, per grazia della Madonna portata in Cattedrale, in cui rimarrà per i successivi due anni, rimane illesa.
L’anno successivo, però, la terra torna a tremare: una scossa impaurisce l’Eremo proprio durante una celebrazione, così si decide di portare il quadro in Cattedrale: la festa viene spostata a settembre.
Il 26 agosto 1752 viene proclamata con decreto pontificio la Madonna della Consolazione Patrona della città di Reggio. L’anno successivo verrà introdotta la festa del martedì. Nel 1783 una nuova scossa di terremoto provoca danni terribili ma la città riesce a contare solo 19 morti.
Arriva il 1908. Arriva il terremoto che distrugge completamente le città di Reggio e Messina. Tutte le case e i santuari vengono distrutti, compresa la Cattedrale. Il quadro rimane integro.

Da qui si capisce l’origine dell’antico detto “Cu terremotu, cu guerra e cu paci sta festa si fici, sta festa si faci“.
Una storia di fede e di grazia che lega indissolubilmente il quadro alla città di Reggio e che agita ogni anno i cuori dei fedeli, facendoli vibrare di emozione ad ogni scampanellio che annuncia il sollevarsi della Vara e l’avanzata dei portatori. Questi uomini, giovani e anziani, portano sulle loro spalle il peso non solo della fede ma anche la responsabilità della storia. Una sola missione: arrivare in Cattedrale, un passo alla volta, una preghiera alla volta, sotto lo sguardo attento e amorevole di Maria, nel supporto del grido mai assente: “E gridamulu cu’ tuttu u cori… Oggi e sempre Viva Maria!“.

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