Questa sera si è tenuta all’Eremo la Veglia in preparazione delle festività mariane di domani. L’Arcivescovo di Reggio Calabria si è rivolto alla comunità con dure parole
“Domani la città sarà ferma ad attendere l’incontro con la sua Patrona, che è sempre un incontro di speranza, di richiesta di conforto e di beneficio. Questa veglia è l’inizio dei festeggiamenti annuali in onore della Madonna Santissima della Consolazione, ma è anche l’inizio ufficiale di un nuovo anno di impegno di fede delle nostre comunità. In questo anno la nostra Diocesi vuole riflettere sul tema del prendere coscienza delle proprie responsabilità.
Questa festa è collocata all’interno di una realtà sociale storica quale quella in cui viviamo: non possiamo festeggiare, perciò, non ricordando i terremotati, non per pietà ma per prevenzione del male che potrebbe accadere. Ieri sera a Melito abbiamo pregato per quei fattacci che sono accaduti. Sotto la Vara tutti gridiamo “Viva Maria” ma quando andiamo via da sotto la bara ognuno prende il cammino che si è scelto“.
E prosegue: “Si è pianto a Melito, nei territori colpiti dal terremoto, a Reggio per il tentato omicidio, la sparatoria, e ci si consola. Dove troviamo la fonte della consolazione? Per quel che dipende da noi, dobbiamo tutti aprire gli occhi e impegnarci a ricostruire il tessuto sociale, morale, all’interno cui viviamo”.
Conclude: “È tempo di ricostruire. Se pensavamo che si potesse chiudere un occhio davanti all’imbroglio, dobbiamo ricostruire questa legge morale: non possiamo imbrogliare nessuno. […] Se finora abbiamo pensato che quel valore sacrosanto dell’uomo e della donna, la sessualità, potesse essere oggetto di divertimento e non dono di amore, dobbiamo ricostruire questo valore. Devono farlo i genitori nel segreto della famiglia. È inutile denunciare protestando per strada: con i cartelli in mano siamo tutti antimafia. Bisogna denunciare il male quando va fatto davvero, altrimenti non saremo persone libere e felici ma cadaveri ambulanti che puzzano di morte“.