“Il referendum costituzionale rappresenta un passaggio decisivo per il futuro del nostro Paese”. E’ quanto ha detto il Presidente della Regione, Mario Oliverio, intervenendo questa mattina alla manifestazione organizzata dalla segreteria regionale del Pd a Lamezia Terme per lanciare la campagna referendaria in vista dell’appuntamento del 4 dicembre prossimo. “La prima cosa su cui dobbiamo essere molto chiari –ha aggiunto Oliverio- è che questo non è il congresso del Pd e non può essere un referendum pro o contro Renzi. Chi intende utilizzare questa occasione in tale chiave sbaglia e sbaglia di grosso, perché arreca un grave danno al Paese. Il problema, invece, è quello di entrare nel merito della questione su cui sono chiamati ad esprimersi gli italiani. E il merito, il cuore di questa riforma, al cui interno ci sono anche alcuni aspetti da migliorare e che possono anche non essere totalmente condivisi, è il superamento del bicameralismo perfetto. Su questo punto e non su altro siamo chiamati a pronunziarci. Affrontare e sciogliere questo nodo significa porre il Paese al passo con le democrazie più avanzate del mondo. Anche chi è schierato sul fronte del No, se è onesto intellettualmente, deve riconoscere che superare questo punto è necessario ed ammettere che la discussione intorno a questo nodo è datata, poichè risale ad oltre quarant’anni fa. Anche i sostenitori del No sanno benissimo che il bicameralismo aveva una importante funzione di garanzia democratica all’indomani della seconda guerra mondiale e dopo il fascismo e che, già dopo il 68, dopo vent’anni e più dall’approvazione della Costituzione, fu fortemente avvertita la necessità di avviare una riforma di un sistema che, per troppo tempo, è rimasto ingessato. Siamo giunti al 2016. Ci sono state in questi anni diverse discussioni ed iniziative nate e poi fallite. Ora, finalmente, siamo arrivati ad un punto fermo. Un Paese che vuole adeguare la propria risposta alla velocità della domanda che proviene da un mondo globalizzato non può più perdere altro tempo intorno a questa questione. In gioco c’ è la prospettiva del Paese. Nè si può dire che nel momento in cui dovesse prevalere il No, all’indomani del 4 dicembre si riprenderà subito la discussione. Ci vorranno almeno altri 40 anni. Ve li immaginate i rappresentanti della Sinistra discutere di riforma con Berlusconi, Salvini, Grillo, Brunetta e la Meloni? Sappiamo bene e lo sappiamo tutti che mai più si creeranno le condizioni per approvare una riforma che è passata in Parlamento e nel Senato della Repubblica dove le maggioranze non erano affatto precostituite e con cui si è stabilito di superare il bicameralismo e di dare una funzione diversa al Senato. Se dovesse prevalere il No perderemmo una grande occasione, una occasione storica per il Paese. Si ingesserebbe l’Italia ad una prospettiva di lentezza dal punto di vista legislativo e della rappresentanza”.
“Il Mezzogiorno e la Calabria –ha proseguito il Presidente della Giunta regionale- avranno grandi vantaggi da questa riforma. Non ci saranno più regioni di serie A e di serie B. Ci saranno regole che varranno per tutti e su tutto il territorio nazionale nei trasporti, nella sanità, nella scuola, ecc. Tant’è vero che i primi a lamentarsi sono stati proprio i presidenti di due regioni forti come il Veneto e la Lombardia, Zaia e Maroni che, invitando i loro corregionali a votare No, hanno agitato lo spauracchio, quasi gridando alla scandalo, che Veneto e Lombardia diventeranno come la Calabria. Io inverto questa affermazione dicendo che la Calabria diventerà come il Veneto e la Lombardia e, per questo, dalla nostra regione e dall’intero Mezzogiorno dovrà partire una forte spinta a votare Sì alla riforma. Dobbiamo crederci e stare in campo, impegnando forze ed energie per informare il maggior numero di cittadini possibile sui contenuti di questa riforma. Il pericolo non è quello di una prevalenza del No rispetto al Sì, ma di una sottovalutazione della posta in gioco. Anche la condizione di sofferenza sociale in cui ancora vive larga parte del Paese e, in particolare, la nostra regione, può diventare un fattore di disinteresse. Noi dobbiamo avere la capacità, attraverso una riflessione pacata e capillare, di sollecitare quanta più gente possibile a votare e a votare Sì, coinvolgendo larghi strati della società calabrese, andando oltre i partiti e gli schieramenti, allargando il fronte e facendo in modo che i comitati che sorgono nei comuni possano essere rappresentativi di una larga partecipazione di espressioni, culture, sensibilità ed esperienze presenti nella nostra società”. “Per quanto mi riguarda –ha concluso Oliverio- non lesinerò forze ed energie, perché avverto che questo è un passaggio decisivo per la crescita del nostro Paese e della nostra regione”.