Reggio Calabria, che pasticcio per Reumatologia: ennesimo scippo ai danni della città nell’indifferenza delle istituzioni
Reggio Calabria è la città che 46 anni fa, nel 1970, è scesa in strada e ha fatto le barricate contro il governo che le “scippava” il capoluogo: una rivolta di popolo per l’orgoglio del proprio vessillo strappato, per l’appartenenza identitaria ad una comunità che oggi sembra perduta e disorientata. Perché oggi, dopo 46 anni e con quella ferita ancora aperta, Reggio Calabria sta subendo un altro scippo costante e continuo, molto più pesante rispetto al “titolo” di capoluogo regionale. Lì si difendeva un campanile, un ideale. Qui invece non si riescono a difendere neanche i diritti essenziali di una città sempre più al buio, smarrita da ogni tipo di punto di riferimento.
Reggio Calabria è oggi la città della sanità negata: scelte politiche figlie delle note vicissitudini che negli ultimi anni hanno nuovamente emarginato la città rispetto ai tradizionali poli del potere politico regionale (oggi più che mai saldi tra Roma, Cosenza e Catanzaro) continuano a compromettere la possibilità ai cittadini reggini di avere cure adeguate.
Dopo Ginecologia, con la contemporanea chiusura di Villa Aurora a Reggio e di Villa Elisa a Cinquefrondi proprio in concomitanza con lo scandalo “Mala Sanitas” che ha decimato il reparto degli Ospedali Riuniti costringendo centinaia di donne reggine all’emigrazione persino per la cosa più naturale del mondo, cioè il parto, adesso non si può rimanere in silenzio di fronte a quanto sta accadendo per la Reumatologia, un altro grande pasticcio.
Con apposito decreto, infatti, la gestione commissariale della sanità calabrese ha assegnato i 50 posti letto per Reumatologia disponibili per la Regione Calabria con questo tipo di distribuzione sul territorio: 10 all’Ospedale di Cosenza e 40 alla casa di cura privata “Madonna dello Scoglio” di Cotronei. Il reparto più importante della Regione, quello dell’Ospedale “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria, resta così incredibilmente privo di posti letto con una “ripartizione” che già definire tale appare quantomeno grammaticalmente scorretto, perchè tutta l’area Sud della Regione con i suoi 600.000 abitanti, resta completamente priva di posti volti al ricovero per un reparto che non si occupa certo soltanto di piccoli fastidi reumatici ma anche di malattie molto serie e invalidanti che affliggono un numero sempre più alto di persone, bisognose di cure fondamentali per garantire uno stile di vita accettabile ed evitare l’invecchiamento precoce o in alcuni casi addirittura la morte.
Ma oltre ai principali rappresentanti istituzionali, quest’ennesimo scippo ai danni della città di Reggio Calabria sta avvenendo nel più totale silenzio della politica: anche l’opposizione resta a guardare. I senatori, deputati e consiglieri regionali reggini rimangono indifferenti: si registra soltanto una timida interrogazione parlamentare depositata dalla grillina Dalila Nesci che si è rivolta al premier Renzi e ai ministri Lorenzin e Padoan parlando di “storture nel Dca n. 30/2016, il decreto sulla rete dell’assistenza ospedaliera” con Reggio Calabria che “può attaccarsi al tram, secondo i mitici Scura e Urbani“, che sono i commissari della sanità calabrese nominati l’anno scorso dal governo.
Ma prima che si debba ricorrere alla giustizia, attendendo poi i suoi tempi, non sarebbe più opportuno (e doveroso per i nostri rappresentanti istituzionali) intervenire immediatamente? E’ ciò che con un appello accorato richiedono non solo tutti gli addetti ai lavori, ma i cittadini e ,con particolare emozione, anche i pazienti e i loro familiari. Non si può rimanere indifferenti di fronte a quest’ennesimo, grave, scippo ai danni della città.