Donald Trump Presidente, l’esperto a StrettoWeb: “ecco perchè in Italia e in Europa non capiamo nulla degli Stati Uniti d’America”

StrettoWeb

Donald Trump eletto Presidente degli Stati Uniti d’America con una maggioranza schiacciante: intervista a Dario Caroniti, docente di storia delle dottrine politiche e storia delle istituzioni dell’America del Nord all’Università di Messina. L’esperto spiega il risultato elettorale americano

In Italia e in Europa continuiamo a non capire nulla della politica degli Stati Uniti d’America: non riusciamo ad immedesimarci in una società culturalmente molto diversa dalla nostra, e in un sistema politico completamente differente. La vittoria di Donald Trump ha scioccato il mondo occidentale, e per capirne di più abbiamo intervistato un grande esperto di politica americana, il professor Dario Caroniti, docente di Storia delle Istituzioni dell’America del Nord e Storia delle Dottrine Politiche Presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina.

La politica americana e l’ottusa visione europea: Salvini e Le Pen in realtà non hanno proprio nulla da festeggiare…

Focalizziamo l’attenzione sulla vittoria di Trump mentre in Italia e in Europa festeggia l’estrema destra, da Salvini e Le Pen. Più o meno come i socialisti e i comunisti festeggiavano otto anni fa per l’elezione di Obama. Dimenticando tutti (da Salvini e Le Pen fino ai sinistroidi italiani ed europei) che tanto Obama quanto Trump prima di essere “democratici” o “repubblicani” (che non significa certo “comunisti” o “fascisti“…), sono prima di tutto “americani“. Vuol dire tanto da un punto di vista sociale, tantissimo da un punto di vista politico: significa innanzitutto che ripudiano ogni ideologia estrema, sia di destra o di sinistra. Rispetto alla politica americana, personaggi del calibro di Salvini, Le Pen o Vendola hanno ben poco da esultare: dovrebbero soltanto studiare e imparare come funziona una vera e grande democrazia liberale.

Obama, Trump e quello stile che è una lezione: ecco perchè gli Stati Uniti d’America sono la più grande democrazia al mondo

Ad esempio, oggi abbiamo Obama che appena è chiara la vittoria di Trump dichiara “Non importa cosa accadrà, il sole sorgerà al mattino e l’America rimarrà ancora la più grande nazione al mondo“. Un “The sun will rise in the morning” che fa eco a quel “Yes, we Can” di 8 anni fa. Perché Obama da oggi continuerà a fare il “tifo” per il suo Paese più di prima, a prescindere da chi lo governerà.

E Trump? Continuiamo a giudicarlo per i toni della campagna elettorale o vogliamo ascoltare cosa ha detto oggi? “Sarò il Presidente di tutti, adesso dobbiamo cicatrizzare tutte le ferite perchè il popolo americano è uno solo e deve essere unito. Con il mondo cercheremo alleanze, non conflitti. Gli Stati Uniti andranno d’accordo con tutti coloro che vorranno andare d’accordo con noi“. E dopo le accuse al veleno ad Hillary Clinton, accusata di essere “corrotta” e “cattiva” durante la campagna elettorale, adesso anche nei suoi confronti s’è molto addolcito usando toni concilianti e garbati. “Vi prometto che non vi deluderò – assicura – faremo un lavoro eccellente“. La speranza è che, alla fine dei quattro anni (“e forse anche otto anni“), gli americani possano dire che “veramente valeva la pena lavorare per questo” e che saranno “orgogliosi” di ciò che è stato fatto. “La campagna è terminata – conclude il taycoon – ma il nostro lavoro è appena all’inizio“.

Ecco perchè in Europa e in Italia abbiamo una visione molto deviata della politica americana

In effetti in Europa e in Italia abbiamo una visione della politica americana molto deviata” conferma Caroniti ai nostri microfoni. “Ricordo che in Europa anche Ronald Reagan era considerato una specie di mostro, e non siamo mai riusciti a capire perchè è stato il presidente più popolare degli ultimi decenni negli USA. Non capiamo perchè non riusciamo ad approcciarci a quella mentalità e a quella cultura, e siamo fortemente condizionati dal filtro che ci fornisce le notizie che non possiamo avere direttamente, ma leggiamo tramite una lente sbiadita. Tutto quello che arriva in Europa sugli USA è trasmesso dagli intellettuali schierati a sinistra che ci danno un’idea di quel Paese che è alterata. E’ ovvio che se si fosse votato soltanto nelle università, avrebbe stravinto la Clinton. Ma le università non hanno una presa sull’elettorato americano, invece in Europa l’informazione transita tramite quei soggetti che lì da loro non contano. Ecco perchè in Europa ancora oggi interpretiamo le figure di Kennedy e Obama come se fossero socialisti, quando in realtà non lo sono. In Italia oggi Obama sarebbe alternativo alla sinistra, non solo ai più estremisti ma anche rispetto a Renzi perchè negli USA non sarebbero immaginabili forme di dirigismo statale che ancora oggi caratterizzano l’Italia e l’azione del governo attuale guidato da Renzi. Qualunque americano è inorridito dalla nostra burocrazia, dal nostro apparato giudiziario, e non stiamo facendo nulla per cambiarlo. Unica eccezione è quella del piano valoriale. Obama e soprattutto la Clinton sul piano valoriale sarebbero estremisti di sinistra anche in Italia ed Europa, perchè sono per la distruzione dei principi tradizionali, ma nel campo economico sono decisamente alternativi alla sinistra italiana ed europea“.

Lapresse/REUTERS

Ma quella di Trump è una vittoria che ha scioccato anche gli americani: i sondaggi da mesi davano la Clinton per super favorita. In pochi immaginavano che andasse a finire così. “E’ la sconfitta di quel modo di approcciarsi alla scienza politica, un modo fatto soltanto di numeri e calcoli matematici. Ma negli USA c’è anche chi ha lavorato in modo diverso e aveva previsto la vittoria di Trump, come al solito in Europa ci arrivavano solo determinati sondaggi passati dal filtro di cui sopra. La vittoria di Trump ci dovrebbe interrogare sulla nostra visione degli Stati Uniti d’America” aggiunge Caroniti, che entra nel dettaglio dell’analisi della figura che si appresta a governare il Paese più potente del mondo.

La grande contraddizione del pensiero conservatore americano e l’affermazione di Trump che tanto ricorda quella di Berlusconi in Italia

Trump rappresenta un modello di persona che ha un suo aggancio nella storia degli USA, nel senso che noi spesso semplifichiamo la nascita e la storia degli USA separando le componenti affaristiche e religiose. Chi va in america, nel nostro immaginario, va o per fare affari o per coltivare la propria religione, come se questi fossero due aspetti scollegati, invece spesso rappresentano unità. Siamo abituati a scomporre le componenti morali e imprenditoriali degli USA, dovremmo invece abituarci a considerare queste componenti in modo semplificato e unitario. Trump si presenta come un conservatore che vuole conservare i poteri tradizionali, ma al tempo stesso raffigura se stesso come l’apoteosi dell’uomo che ha fatto della sua forza personale e del suo successo un’icona, con il mega grattacielo che si trova a Manhattan, un simbolo di un uomo che raggiunge una manifestazione celeste. Come se Dio lo avesse scelto come individuo che si afferma. Questa contraddizione tipica del pensiero conservatore americano si evidenzia in tutte le sfaccettature di Trump: come si fa a difendere la famiglia o la vita, se contemporaneamente sei iper-progressista nel campo economico e difendi il turbo-capitalismo? Lui ha sicuramente vinto perchè l’America è strutturata su questa contraddizione: da una parte difende i valori tradizionali, dall’altra è convinta che il progresso economico e industriale siano inarrestabili. Ma come si fa a fare contemporaneamente conservazione e sviluppo? Sicuramente marca una difficoltà che si è evidenziata anche con l’età di Reagan, che si presentava in difesa dei valori tradizionali ma in quegli 8 anni la degenerazione della famiglia e dei principi morali è aumentata negli USA così come nel resto del mondo. Dall’altra parte la poca credibilità della Clinton che viene a perdere perchè è rappresentante dell’establishment e incarna i poteri forti senza in alcun modo rappresentare un’alternativa a Trump nel campo delle tematiche alle quali gli americani sono più attenti. Come potrebbe la Clinton salvare questa degenerazione? Anzi, lei è ulteriore fautrice della degenerazione del capitalismo sotto il profilo morale, pensa che il modello familiare non sia dato ma dialettico. Sembra tutto funzionale ad un’accelerazione degli interessi individuali senza alcun rallentatore, senza alcun filtro, perchè tutto diventa fine a se stesso. Da questo arriva la perdita completa del ceto operaio per i democratici: quando dicono che a votare Trump è il bianco non laureato, significa proprio che i ceti sociali bassi si sono allontanati dalla sinistra. Sanders li aveva recuperati in parte, ma poi gli hanno preferito la Clinton che li ha persi completamente. La sua base è elitaria, vedi la reazione della borsa: è la reazione del mondo iper-capitalista, contro un suo figlio un po’ diverso. Lui è un immobiliarista, non è un finanziere, e al contrario della Clinton la sua base è molto popolare. E’ come in Italia quando si affermò Berlusconi, anche lui era un immobiliarista sgradito all’alta finanza. Il capitalismo moderno si afferma sui manager, che quindi sospettano un capitalismo alla Trump o alla Berlusconi e lo guardano con grande diffidenza” spiega il prof. Caroniti.

Come, dove e perchè ha vinto Trump

L’esperto analizza il voto e illustra i motivi della vittoria di Trump: “Guardando la cartina, la Clinton ha vinto sulle due coste USA (est e ovest), le porte del Paese, ma ha perso in tutti gli altri Stati, anche in modo pesante. In sostanza, la Clinton ha vinto solo dove ci sono società che hanno perduto l’identità più profonda americana, come la California, lo stato di New York o il Massachusetts, che hanno avuto un’accelerazione capitalistica che ha sacrificato l’identità. Invece in tutte le altre aree dove l’identità è ancora forte, ha stravinto Trump. La Clinton ha vinto di buone percentuali nei due stati più popolosi, California e New York, due Stati  schierati verso una disidentificazione dell’americano, per questo complessivamente entrambi i candidati hanno sostanzialmente ottenuto lo stesso numero di voti popolari, circa 60 milioni ciascuno, ma in un sistema federale come quello USA contano i “grandi elettori” di ogni Stato e la vittoria di Trump è nettissima, senza appello e inoltre con una grande affluenza alle urne per la storia americana, vicina al 60%. E in questo caso va letta la “chiamata alle armi” che ha portato molta gente alle urne, visti i toni della campagna elettorale e il livello politico di entrambi i candidati e di ciò che rappresentano, certamente ha prevalso il voto contro, la paura dell’alternativa. Non si è votato per Trump o per la Clinton, ma contro Trump o contro la Clinton. Infatti forse sarebbe più corretto dire non che ha vinto Trump, ma che ha perso la Clinton“.

Trump nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America: e adesso cosa succederà?

E adesso, cosa succederà? Caroniti è molto chiaro: “negli USA c’è un contrasto tra il potere centrale e il potere degli stati. Quando vincono i repubblicani viene ad evidenziarsi una maggiore autonomia degli Stati, la vittoria di Trump segnerà il passo a favore degli stati. Poi bloccherà la riforma sanitaria che prevedeva un enorme aumento di tassazione e di intervento dell’unione rispetto alle competenze federali, e nella politica estera cesseranno gli interventi voluti dalla Clinton che avevano implicato il coinvolgimento degli USA a favore delle primavere arabe. Adesso Trump potrebbe accordarsi con la Russia risolvendo quei conflitti e allontanando le tensioni che si erano acutizzate negli ultimi anni. E questa è senza ombra di dubbio una cosa positiva. Ma potrebbero nascere problemi forti sul commercio estero tra USA ed Europa, perchè Trump ha fatto capire che non consentirà alle multinazionali presenti in America di esportare all’estero la produzione: ad esempio riferendosi alla Fiat ha già fatto capire che va bene che la Chrysler ha proprietà italiana, ma deve produrre in america. Se invece produce in Messico con la delocalizzazione, dovrà pagare i dazi negli USA. Quindi adesso Trump vorrebbe arginare la delocalizzazione e questo potrebbe avere dei problemi lanciando una nuova politica daziaria che aumenterebbe il nazionalismo e potrebbe avere incidenze pure in Europa soprattutto dopo la scelta inglese di uscire dall’Unione Europea. C’è da rivedere un livello di globalizzazione che era funzionale a determinati interessi ma che oggi viene visto con sospetto. Si capirà adesso se il progresso global era irreversibile o se torneranno politiche nazionaliste che erano scomparse“.

E intanto in Italia e in Europa i neofascisti Le Pen e Salvini esultano per il No-Global Trump, proprio come 8 anni fa i social-comunisti del Vecchio Continente si esaltavano per il trionfo di Obama che poi si sarebbe rivelato addirittura più “guerrafondaio” ed interventista del suo predecessore Bush. Nessuno ha ancora capito che sono prima di tutto americani.

Condividi