Io operatore, voglio X, ma anche un mio acerrimo concorrente vuole X, quindi io voglio Y per essere superiore ed avere “un’argomentazione ulteriore da spendere con i miei utenti”. Oppure, nel momento in cui si è chiesto agli operatori un parere sui requisiti di auto-limitazione, oppure sui criteri anti frode, il dibattito o la scollatura interna li ha portati così lontano che il risultato ottenuto è stato ritenuto praticamente inutilizzabile. E questo si ritiene possa essere la cosa peggiore per un settore: non sentire la voce univoca e non avere gli stessi obbiettivi. Se gli obbiettivi non sono uguali per l’intero settore proprio ora dove si sta decidendo (forse) la sua riforma e la sua ridistribuzione sul territorio, quando mai vi saranno intenti comuni da portare avanti contro tutti i detrattori del gioco?
Se fino ad ora gli operatori non si sono resi conto che se non mettono sul tavolo intenti ed obbiettivi comuni non arriveranno a “far sentire la loro voce” e tutte le loro richieste rimarranno inascoltate o peggio non considerate quando si dovranno prendere le decisioni definitive. Si spera che questo venga capito e sopratutto che venga capito che dovrebbe essere una “voce univoca” a confrontarsi con il regolatore altrimenti sarebbero proprio parole, richieste e riflessioni “gettate al vento” senza alcun riscontro.
Si spera anche che le cose stiano migliorando per i regolatori che, abituati ad un modello relazionale uno a uno “tipico dell’industria della lotteria degli scorsi anni”, ora si stanno adattando ad un altro tipo di dialogo: uno (regolatore) a molti (operatori). Dialogo ovviamente diverso dal passato, ma che deve arrivare ai risultati che servono a tutti e che devono essere sopratutto perseguibili. In realtà ora le parti si stanno incontrando e quindi si spera in una comunicazione trasparente, ma sopratutto costruttiva, con l’industria del gioco. In realtà gli operatori sono piuttosto inclini a vedere i regolatori come “esseri umani” e non come “macchine burocratiche” senza sensazioni e stanno anche cercando di superare le loro questioni di competizione e di trovare un “rapporto tra di loro” che non comprenda quella forma di “scollegamento” di cui si è parlato e che ha procurato solo “danni” e non certamente “risultati”.
Bisogna anche dire che gli operatori sono “proprietari” di una opportunità: quella di usare le loro risorse, le loro esperienze e la loro abilità per aiutare i regolatori invece che continuare ad opporvisi e riempire quei vuoti normativi che i regolatori non possono certamente riempire da soli.
Lo “scollegamento” degli operatori di gioco lecito
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