‘Ndrangheta, le parole del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Cafiero de Raho durante la conferenza stampa sull’Operazione Sansone che ha portato all’arresto di 26 presunti affiliati alla cosca Condello
C’è anche un messaggio forte, dirompente, importante che il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, stamattina ha voluto inviare alle cosche criminali e a tutto il territorio reggino. Durante la conferenza stampa sull’operazione “Sansone” che ha portato stamattina all’arresto di 26 presunti affiliati alla cosca Condello, il Procuratore reggino ha detto senza mezzi termini che “Sul territorio della provincia di Reggio Calabria continuano a manifestarsi gli effetti nefasti di quella pax mafiosa probabilmente sottoscritta con l’estremo sacrificio del sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonino Scopelliti, i cui assassini sono ancora senza nome. E la cosca Zito/Bertuca controlla Villa San Giovanni da oltre 25 anni e proprio in una frazione di Villa San Giovanni (a Piale, ndr) nel 1991 venne ucciso il giudice Scopelliti. La Procura non ha dimenticato quell’omicidio e prima o poi scopriremo chi ha commesso quell’assassinio. Già allora questa cosca controllava in pieno quel territorio. La mia esperienza mi induce ad affermare che, grazie all’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine di Reggio Calabria, quell’omicidio arriverà ad essere acclarato in ogni sua parte di responsabilità“.
Sono stati circa trecento gli agenti dei Carabinieri impegnati nell’operazione, oltre al personale dei ROS con l’ausilio del personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia. Punto di contatto delle lunghe indagini dell’operazione “Sansone” e’ costituito dalla influenza della “cosca Condello” nell’area di Villa S.Giovanni (RC) e zone limitrofe a partire dal 1991, anno di conclusione della “seconda guerra di ‘ndrangheta” a Reggio Calabria insieme allo schieramento “Zito-Bertuca”. Nel corso della conferenza stampa erano presenti il Procuratore Capo della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, il Comandante dei ROS Giuseppe Governale, il Comandante Provinciale del Comando di Reggio Calabria Giancarlo Scafuri, il Comandante del I° reparto ROS Daniele Galimberti, il Comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Reggio Calabria, il Comandante della sezione anticrimine dei Carabinieri di Reggio Calabria Leandro Piccolo e il comandante del reparto operativo del comando dei carabinieri di Reggio Calabria Vincenzo Franzese.
Durante la conferenza stampa, Cafiero De Raho ha spiegato come “l’indagine è stata particolarmente significativa perchè ha evidenziato un numero altissimo di estorsioni. Devo sottolineare che laddove (sono stati pochissimi i casi, 2 se non sbaglio), c’è stata una denuncia nel momento in cui ci sono state minacce chiarissime, immediatamente l’estorsione si è troncata. Nella quasi pluralità dei casi invece non c’è stata denuncia, e questo ha determinato lo sviluppo dell’estorsione stessa fino alla percezione da parte dell’organizzazione del pagamento del corrispettivo richiesto, e questo è un ulteriore elemento che bisogna sottolineare. Le estorsioni avvengono tutte nel territorio di Villa San Giovanni e nel territorio limitrofo, per lo più ne è protagonista la cosca Zito/Bertuca che ha concluso un patto con i Condello ai quali viene riconosciuta una percentuale dei prodotti dell’estorsione, il che è particolarmente significativo quanto all’aggregazione avvenuta sul territorio della città da parte dei gruppi di ‘ndrangheta che operano. Devo dire anche che sono numerosi gli episodi di danneggiamento e incendi. L’indagine è molto ampia, solo il fermo costa di quasi 1.400 pagine ed è un provvedimento molto complesso ottenuto grazie a indagini molto particolareggiate. Le numerose estorsioni che sono state portate avanti, rispondono esattamente ad un progetto estorsivo molto chiaro come si evidenzia per altro da un colloquio che è stato intercettato nel carcere fra Bertuca Pasquale, la sorella Bertuca Felicia e il nipote Sottilaro Vincenzo. Questo colloquio risale al 23 agosto del 2010 e dalla conversazione emerge che Bertuca Pasquale dice “non lasciare scampo a nessuno, nell’attività estorsiva devono pagare tutti” e lo stesso ordine di scuderia è da riferire a Liotta Alfio nel quale si dice “ha detto mio zio che non deve lasciare scampo a nessuno specialmente a Giovanni Giglietta”. Ancora emerge che il capo fa dire “guardate che lo zio comunque non muore in carcere”, ulteriore minaccia che dimostra quanto forte sia non solo il controllo del territorio ma anche il messaggio che arriva. Adesso abbiamo tolto da quel territorio elementi pericolosi che continuavano a intimidire il territorio e tutti coloro che svolgono attività economiche. Nell’ambito dell’estorsione si nota infatti come gli imprenditori che sono stati avvicinati e intimiditi svolgono i lavori più vari ma soprattutto lavori consistenti, lavori che sono per centinaia e centinaia e migliaia di euro o anche oltre, come si evidenzia in alcuni appalti. Io ringrazio i carabinieri per il grande lavoro svolto e la sinergia che esiste tra Ros, comando provinciale, la stessa compagnia di Villa San Giovanni e che garantisce sul territorio che alcuni dei fatti commessi, non arrivassero a conseguenze ulteriori“.
Il Comandante dei ROS Giuseppe Governale ha poi aggiunto: “noi vogliamo riuscire a dare una scossa a questo territorio, penso che stiamo svolgendo l’azione di un martello pneumatico nei confronti di una soletta di cemento armato forte che stentiamo a distruggere ma il martello va avanti finché non ci sarà il collasso della struttura di cemento. La nostra manovra investigativa è partita su due binari dopo la cattura del boss Domenico Condello nell’ottobre 2012, volevamo cioè da un lato capire chi favoriva la latitanza così lunga del boss perchè quando uno è latitante per venti anni si alimentano miti e simbologie criminali che si stratificano e rendono tutto più difficile, dall’altro invece chi ha poi rappresentato la famiglia Condello dal 2012 in poi. Grazie ad una strettissima sinergia con la Procura della Repubblica siamo riusciti ad ottenere questi risultati descrivendo l’organizzazione che reggeva i Condello, quali interessi avessero e quali legami sono riusciti ad intrattenere dopo il 1991 dopo la pacificazione. Oggi siamo riusciti ad ottenere questo, ma che sia chiaro è solo una tappa perchè il martello pneumatico non si ferma: le batterie le abbiamo ben alimentate e siamo determinati per andare fino in fondo. Speriamo che anche la gente ci aiuti sempre di più: ogni qual volta viene fatta una denuncia ai Carabinieri, alla Polizia o alla Guardia di Finanza, la persona vittima dell’estorsione non viene più avvicinata. Quindi tutti devono credere che attraverso una denuncia si possono liberare. Ma se le persone offese non denunciano, lo Stato non può intervenire in loro garanzia, mentre se denunciano possiamo intervenire in tempi brevi. La difficoltà reale è che le denunce sono poche“.
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