Si è conclusa a Reggio Calabria l’ottava edizione di “Reggio in Jazz”
Anzi, la scaletta ha previsto l’apertura del live con Afro Blue, standard del ’59 del cubano Mongo Santamaria ben noto nella sua “reinvenzione” da parte di John Coltrane ma, soprattutto, uno dei brani dell’album Red Earth – A Malian Journey rilasciato nel 2007 (che vide tra i turnisti anche il griot maliano Baba Sissoko, da tempo ormai “trapiantato” proprio in Calabria e residente nel Cosentino), un formidabile viaggio musicale di Denise Eileen Garrett (questo il nome della cantante all’anagrafe) in 13 tracce alla riscoperta delle proprie origini personali e musicali in questo esteso Paese nel nordovest dell’Africa.
Hanno animato il live tanti altri brani, recenti e risalenti a vari momenti della lunga, fortunatissima carriera della Bridgewater, pronta indifferentemente al growl e a passi di danza, ad acuti impressionanti e a un serrato, inedito hip-hop, con particolare attenzione ai frutti dell’intensa collaborazione con l’estroso e coloratissimo Theo Croker (l’avvincente nuova vita tributata a I Can’t Help It, magico brano firmato da Stevie Wonder e reso celebre in ogni angolo del pianeta da Michael Jackson nell’album Off The Wall) e alle song dell’ultimo album, Dee Dee’s Feathers, dalla rielaborazione di One Fine Thing di Harry Connick jr. fino a What A Wonderful World di Louis “Satchmo” Armstrong, performata come unico (e invocatissimo) bis col solo accompagnamento del piano e scoprendo finalmente il capo, mostrando il cranio oggi rasato: «La bellezza, nella vita, è la semplicità» ha commentato l’artista, commuovendo l’intera platea.
Prima dell’evento-Bridgewater, fuori dalla sala del “Cilea” avevano accompagnato la giornata dei reggini le coinvolgenti note funky della streetband cosentina Tak
Nei giorni precedenti, l’edizione 2016 di Reggio in Jazz ha comunque fatto registrare un notevole afflusso di pubblico e grandi consensi per i concerti del Nicola Combo Combo Septet (l’11 novembre), con l’artista barese che ha formulato una proposta più ripiegata sulla ritmica afro e sulla cifra musicale d’insieme, meno propensa a improvvisazioni strumentistiche articolate o alla melodicità swing che l’ha reso popolare in tutto il mondo (CharlotteMarine Wovassidzietham, per la prima volta live col gruppo di Conte, Pietro Lussu al piano, Daniele Tittarelli al sax, Luca Fattorini al contrabbasso, Marco Valeri alla batteria, Francesco Lento alla tromba gli elementi del Combo Septet); e del grande trombettista e compositore californiano Ambrose Akinmusire, già trionfatore nella prestigiosissima Thelonious Monk International Jazz Competition, col suo quartetto (Sam Harris al piano, Arish Raghavan al basso e Justin Brown alla batteria), pronto a immergersi nella seconda giornata, il 12 novembre, in un’ispirazione quasi religiosa, decisamente coltraniana, nell’esecuzione di alcuni fra i brani più significativi dei due album più recenti, When The Heart Emerges Glistening e The Imagined Savior Is Far Easier To Paint.
Ai jazzofili, ai curiosi, agli amanti della buona musica in genere Reggio In Jazz dà appuntamento al 2017 per la nona edizione.