Reggio Calabria e Messina, benvenuti nell’Area “dis-integrata” – C’era una volta … l’Aeroporto dello Stretto

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Reggio Calabria e Messina sempre più lontane: nella battaglia per l’Aeroporto dello Stretto l’inconsistenza di Falcomatà e l’imbarazzante silenzio di Accorinti

Più che “integrata”, quella dello Stretto oggi è un’area “disintegrata”: Reggio e Messina non sono mai state così lontane nella loro storia recente, lontane da un punto di vista culturale, economico, politico, amministrativo e persino logistico. Perché più passano gli anni, e più diventa difficoltoso attraversare lo Stretto e raggiungere la sponda dirimpettaia. Dopo 4 anni di amministrazione Accorinti a Messina si sono evidenziate tutte le contraddizioni della cultura “No-Ponte”: il Sindaco “No-Ponte” non è riuscito a realizzare neanche una delle tante “alternative” che aveva promesso per collegare le due sponde dello Stretto senza la tanto vituperata “Grande Opera”. Stiamo ancora aspettando la “Flotta dello Stretto”, annunciata in campagna elettorale.

E mentre il Ponte rimane soltanto un grande sogno, che certamente darebbe a tutta l’area dello Stretto l’atteso rilancio economico, turistico e culturale, intanto Reggio e Messina sono sempre più lontane. E non ci riferiamo ai movimenti geologici: quelli sono impercettibili, le due coste dello Stretto si allontanano di tre millimetri l’anno. Significa tre centimetri ogni secolo, trenta centimetri in un millennio. Inezie. Reggio e Messina, purtroppo, si stanno allontanando molto più velocemente ogni mese che passa, rispetto a quell’Area dello Stretto “Integrata” che nel primo decennio degli anni duemila si toccava con mano.

Prima erano stati Fuda e Leonardi, da Presidenti delle due Province, a sancire lo storico Protocollo d’Intesa che dava seguito a una serie di iniziative messe in piedi negli ultimi decenni del secolo scorso. Poi, con Scopelliti e Buzzanca, l’apice dell’integrazione tra le due sponde dello Stretto con gli aliscafi veloci (quando dal porto di Reggio al porto di Messina ci volevano appena 25 minuti al costo di 2,50€!) e i collegamenti notturni in occasione di concerti, mostre, spettacoli, eventi culturali e notti bianche. Reggio diventava Città Metropolitana e trainava tutta l’area dello Stretto (Messina compresa) in un’ottica di sviluppo e crescita.

Ruolo privilegiato aveva in quegli anni l’Aeroporto dello Stretto: il rilancio del “Tito Minniti” passava dalle strategie di Messina e della Provincia, che con l’Assessore Bisignano (designato proprio “Assessore all’Area dello Stretto” dal Presidente Ricevuto) lavorava sullo scalo reggino come se fosse lo scalo della propria città. La realizzazione del nuovo approdo, le corse degli aliscafi dirette per l’Aeroporto reggino con tanto di ceck-in al porto di Messina.

C’era una volta un’infrastruttura con la I maiuscola. Un’Aerostazione che, seppur nelle difficoltà di alcuni limiti strutturali, riusciva a mantenere viva la città di Reggio Calabria, la sua Provincia e l’Area dello Stretto, con tanto di progetto di ingrandimento. Era un aeroporto che permetteva non solo i collegamenti basilari con Roma e Milano ma che, grazie anche ad una chiara matrice politica, riusciva a mettere in contatto Reggio con Malta, Barcellona, Atene, Berlino, Parigi. Erano i tempi in cui, grazie all’interlocuzione degli amministratori locali del “Modello Reggio”, l’aeroporto non rischiava la chiusura ma anzi rilanciava con nuove compagnie, l’aumento delle tratte e la possibilità per i giovani reggini, in estate, di usufruire di viaggi studio nelle capitali europee grazie a politiche lungimiranti, sotto l’aspetto sociale e culturale. I numeri sono chiari: oltre 600.000 passeggeri annui, con un picco di 35.000 passeggeri internazionali nel 2008. Sembrano lontani quei tempi, lontanissimi. Eppure sono passati pochi anni.

Il progetto si chiamava “Passaporto per l’Europa”: migliaia di soggiorni studio a Malta per imparare l’inglese e a Barcellona per conoscere lo spagnolo. I giovani uscivano dal territorio, aprivano le menti, si confrontavano con nuove culture. La compagnia Air Malta, grazie quelle proficue interlocuzioni, potenziò in quel periodo anche i collegamenti con Orio al Serio (BG), aumentandoli a 5 giorni settimanali. Reggio era collegata con Bologna e Torino, stabilmente. E poi anche con LondraAtene, Berlino, Parigi e altre grandi città europee.

Lo ricordiamo ancora, quando Air Malta, pronta a rilanciare l’offerta da e per il nostro scalo, frettolosamente si ritirò e abbandonò Reggio Calabria: il motivo? Presto detto. Alcuni articoli pesanti della stampa nazionale e no che gettavano alcune ombre anche sui collegamenti aerei per Malta. Come se a Reggio Calabria nulla di buono si possa fare, perché è sempre qualcosa  che puzza. Analogo sviluppo per i collegamenti charter con la Russia, che nel 2012 portarono a Reggio molti turisti dell’est grazie all’impegno politico di un’amministrazione Regionale, guidata da Scopelliti, che avrà anche commesso degli errori ma certamente non remava contro gli interessi della propria città. Oggi siamo tornati indietro ai tempi dei poteri forti cosentini e catanzaresi. Reggio è di nuovo emarginata, l’Aeroporto rischia di chiudere. Il 2016 s’è concluso con cifre drammatiche, meno di 400.000 passeggeri annui, anche nel 2004 quando lo scalo era stato chiuso tre mesi per i lavori della pista ce ne furono di più. La chiusura sembra quindi inevitabile.

Dopo gli anni d’oro – infatti – sono rimaste soltanto desolazione, spoliazione e abbandono. La sentenza inevitabile vista la pessima gestione di un management mai capace di interpretare veramente le esigenze dei fruitori di uno Scalo così importante, con il bacino messinese lasciato preda facile del Fontanarossa. Ed ora Reggio rischia di piangere per la chiusura. Un’aerostazione praticamente moribonda che forse, nel disegno di qualcuno, doveva diventare solo una cattedrale nel deserto. Esattamente come l’Area dello Stretto. Con grande amarezza, abbiamo preferito dire “No” a tutto e adesso ci ritroviamo sempre più arretrati ed emarginati. Il sottosviluppo e l’isolamento dello Stretto, che la sua grande occasione l’ha avuta ma ha preferito gettarla alle ortiche e farsi del male.

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