Aeroporto dello Stretto, da Roma un nulla di fatto: e se le dimissioni di Falcomatà fossero un maldestro bluff in vista delle elezioni politiche?
La fatidica giornata di Mercoledì 15 Marzo è passata con un nulla di fatto: la “missione” romana del Sindaco Falcomatà non ha prodotto alcun risultato. Anzi, alla riunione appositamente programmata presso la sede del Ministero dei Trasporti non c’era neanche il Ministro Delrio: sarebbe questa l’attenzione del “governo amico” di Falcomatà al territorio reggino? Il Ministro, infatti, era alla Camera e ha risposto all’interrogazione parlamentare di Rosanna Scopelliti, unica deputata reggina e calabrese ad aver portato il tema in oParlamento. Eppure Reggio ne ha eletti tanti “pezzi grossi” dell’attuale esecutivo, che persino in Consiglio dei Ministri vede un reggino come Minniti che però – evidentemente – in questo momento ha temi ben più importanti per l’Italia a cui pensare vista l’emergenza immigrati e sicurezza. E tutti gli altri? Muti, silenti e assenti: come sempre. Senza l’interrogazione parlamentare di Rosanna Scopelliti, il tema dell’Aeroporto dello Stretto non sarebbe neanche entrato in Parlamento. Doppio motivo di merito per la giovane deputata reggina, il fatto che con Ap è a sostegno del Governo: ha deciso quindi di intraprendere una battaglia per la propria terra a prescindere dall’appartenenza politica. Ma è l’unica ed è da sola. Probabilmente non basterà.
Intanto Falcomatà annuncia chissà quali “passi avanti” dopo l’incontro capitolino, e i suoi tifosi esultano sui social come se per l’Aeroporto ci fosse una soluzione. Invece mancano dieci giorni all’addio ufficiale di Alitalia e nulla s’è mosso, anzi, ieri la Compagnia, con una durissima lettera alla Regione, ha ribadito le proprie ragioni precisando che ” da dicembre 2015 il nostro management ha incontrato a più riprese – da ultimo lo scorso 8 febbraio – la Regione e il Comune. In ogni occasione la compagnia ha rappresentato l’insostenibilità degli operativi”. Alitalia è chiarissima, e conferma quanto già annunciato la scorsa settimana.
Un disastro tutto politico, scrivevamo qualche giorno fa. E nessuno può permettersi di smentire i dati e i numeri. Durante la stagione politica del “Modello Reggio”, infatti, l’Aeroporto dello Stretto aveva vissuto (dati alla mano) un grande momento di crescita e sviluppo, superando per la prima volta nella storia (anno 2006) i 600.000 passeggeri annui e mantenendosi per un decennio sempre sulla soglia dei 600.000. Il “Tito Minniti” stava diventando uno scalo internazionale, con molte compagnie e voli diretti per le principali capitali europee. Per la prima volta nella storia (e, ahi-noi, unica!), il Comune lavorava in sinergia con l’Aeroporto per attirare compagnie e metterle nelle condizioni di volare su Reggio. Quella di AirMalta fu un’operazione eccezionale: il Comune fece un bando destinando appena 250 mila euro alla compagnia che avrebbe volato sullo scalo reggino, ma quei soldi non sarebbero andati direttamente alla compagnia. La vincitrice del bando li avrebbe visti soltanto come rimborso del 50% delle spese per pubblicizzare il volo. Così Air Malta partecipò e spese 500 mila euro di pubblicità: in tutti gli aeroporti del mondo si parlava di Reggio Calabria, il Comune le rimborsò appena 250 mila euro e con una cifra così bassa riuscì a portare una grande compagnia internazionale che per oltre 5 anni ha volato in città con collegamenti diretti non solo con Roma, Milano e altre località italiane, ma anche con Malta, Barcellona, Parigi, Madrid, Atene, Berlino e altre grandi capitali europee, superando i 150 mila passeggeri in gran parte internazionali e ottenendo una grande pubblicità internazionale.
Per la prima volta nella storia (e, ahi-noi, unica!) non si ragionava contro Alitalia, ma in modo collaborativo. La fandonia del “monopolio” finalmente veniva smentita dai fatti, e la vicinanza degli aeroporti di Catania e Lamezia non era più un problema ma una risorsa. Perchè il problema non è la presenza degli altri aeroporti in sè, ma dei voli che vuoi fare. Il bacino d’utenza, infatti, non è limitato alla città dell’aeroporto. Reggio Calabria in quegli anni selezionava mete non coperte ne’ da Catania ne’ da Lamezia, allargando il proprio bacino d’utenza a tutta la Calabria e a tutta la Sicilia. Persino da Ragusa o da Cosenza arrivarono viaggiatori che per andare a Madrid potevano partire da Reggio, anzichè dover arrivare fino a Roma o Palermo. E così arrivarono molte compagnie nuove con picchi di oltre 12-13 voli giornalieri.
Fino al 2013 questo sistema ha retto, seppur con alcune evidenti ripercussioni: AirMalta, ad esempio, abbandonò nel 2011 dopo le fantomatiche grandi “inchieste” giornalistiche reggine poi rivelatesi un flop almeno quanto i processi di De Magistris. “Fiumi di denaro escono da Reggio Calabria nelle stive di Air Malta” titolavano alcuni giornali, finchè il governo maltese ha dovuto vivere qualche giornata d’imbarazzo per un’interpellanza parlamentare sulla questione in un momento politico molto delicato nell’Isola dei Cavalieri. E AirMalta è una compagnia statale controllata al 100% dal Governo, che ha ordinato l’immediata sospensione dei voli da e per Reggio. Oggi, dopo sei anni, quelle grandi “inchieste” reggine (era il periodo in cui si faceva a gara per andare sui giornali e TV a mostrare il peggio, quasi sempre irreale, della città e del territorio, mentre oggi c’è soltanto un appiattimento totale rispetto a chi detiene il potere cittadino e regionale) si sono sciolte come la neve al sole, ma intanto Reggio ha perduto AirMalta per sempre.
I problemi sono iniziati nel 2014: eppure l’anno era iniziato bene per l’Aeroporto reggino, perchè Scopelliti da Presidente della Regione, pochi mesi prima di dimettersi, aveva elargito l’ultimo grande finanziamento allo scalo. Il 25 marzo 2014, infatti, Scopelliti finanziava l’Aeroporto dello Stretto per 5 milioni di euro. Sono passati appena tre anni da quando sullo scalo reggino orbitavano ancora oltre ad Alitalia, le varie Vueling, Volotea, Livingstone e FlyNiki. Il bando prevedeva nuovi voli giornalieri con Roma e settimanali con Genova, Milano, Parigi, Lione, Berlino, Monaco, Dortmund e Vienna. Quel giorno, le parole di Scopelliti erano molto dure: “se non ci fossimo stati noi, l’Aeroporto di Reggio avrebbe già chiuso. Abbiamo portato tante nuove compagnie, e non ricordo di altre epoche in cui era mai successo qualcosa del genere. Non ricordo mai nessuno che si fosse prodigato così per l’Aeroporto reggino“. Non solo non c’erano debiti, ma lo scalo continuava a crescere.
La memoria corta ci porta a dimenticare quanto accaduto fino a pochi anni fa, ma i fatti sono fatti e la storia non si può mistificare. La grande manovra politica per affossare l’Aeroporto dello Stretto è iniziata proprio nel 2014, quando la città ha visto mancare la propria leadership politica sia sul territorio che, gradualmente, perdendo anche a Roma quell’autorevolezza che si era costruita negli anni precedenti. Pochi mesi dopo l’elezione di Falcomatà e Oliverio, nell’autunno 2014, uno dei leader nazionali del Pd, il cosentino Ernesto Carbone, dichiarava senza mezzi termini che “l’aeroporto dello Stretto deve chiudere”.
Intanto Comune e Regione si sono completamente disinteressati dello scalo, le compagnie sono scappate, i passeggeri sono crollati (nel 2015 si è scesi per la prima volta sotto i 500.000, nel 2016 addirittura 485 mila e i numeri del primo bimestre 2017 sono raccapriccianti!) e soprattutto è stata fatta fallire la SoGAS. La SoGAS era l’unica speranza di una gestione positiva per l’Aeroporto dello Stretto da parte degli enti locali, ovviamente rendendola efficiente e funzionante. Ma aveva un valore: si poteva privatizzare, si poteva valorizzare, si poteva rilanciare. Invece Falcomatà e Oliverio hanno preferito farla fallire senza alcuna logica economica. Per salvarla, infatti, sarebbe bastato un milione e mezzo, invece soltanto la procedura fallimentare è arrivata a costare oltre due milioni di euro, ma col risultato di aver svenduto l’Aeroporto della città alla SaCal di Lamezia Terme. Adesso nessun ente locale reggino ha più il controllo sullo scalo cittadino, eppure mantenere in vita la SoGAS sarebbe costato paradossalmente meno di farla fallire!!!
Ecco perchè Oliverio e Falcomatà devono prendersi le responsabilità, che sono tutte loro: non possono permettersi di additare responsabilità nel passato (fiorente) dello scalo reggino, cavalcando la memoria corta di chi preferisce non ricordare quella splendida stagione che rendeva i reggini orgogliosi di essere tali. Erano gli anni in cui intorno all’Aeroporto si creava un sistema virtuoso, in cui veniva ricostruita, abbellita e allargata via Ravagnese Inferiore con le palme, la fontana, le tre nuove rotonde, i due nuovi svincoli autostradali, l’iter per allargare il parcheggio al vicino piazzale della scuola di Ravagnese, tutto realizzato dal Comune negli anni di Scopelliti in funzione di uno scalo che guardava al futuro.
L’attuale debito e il problema con Alitalia, come ha spiegato chiaramente e in tutti i comunicati ufficiali la stessa compagnia, è tutto circoscritto agli ultimi due anni. In cui nessuno ha fatto nulla per l’Aeroporto dello Stretto e, anzi, sembra esserci un preciso disegno per sbarazzarcene.
E Falcomatà rimane a guardare? Dopo il primo (fallimentare) tentativo di delegittimare Alitalia e inventarsi chissà quali prospettive di sviluppo con fantomatiche nuove compagnie (inesistenti) pronte ad arrivare a Reggio dopo l’addio dell’ex compagnia di bandiera (!!!), martedì sera la lettera inviata agli organi di stampa con l’annuncio di dimissioni nel caso in cui non si fosse risolto tutto, alla vigilia dell’incontro capitolino che – come ampiamente prevedibile – non ha risolto nulla. E’ così ingenuo e sprovveduto Falcomatà da aver annunciato le proprie dimissioni senza la certezza che il problema Alitalia possa rientrare? Forse. Ma forse c’è un’altra chiave di lettura che sembra fanta-politica ma non è detto che lo sia.
Falcomatà è inchiodato alle dimissioni dalla prima vera iniziativa di opposizione che il centro/destra abbia saputo organizzare dopo la stagione di governo conclusa un paio di anni fa. Guidato da Francesco Cannizzaro, il centro/destra ha raccolto tutti i propri amministratori locali e ha chiesto a gran voce le dimissioni ben prima dell’annuncio del Sindaco. Che allora si sarà fatto due conti.
L’ipotesi è che in vista delle elezioni politiche Falcomatà potrebbe scegliere la strada del parlamento e in quel caso dovrebbe prima di candidarsi, rassegnare le dimissioni da Sindaco. Sfruttare il dramma dell’Aeroporto e dimettersi in questo modo, gli consentirebbe di farlo a testa alta. C’è una bella differenza tra dire “mi dimetto per candidarmi in parlamento” e invece dire “mi dimetto perchè chiude l’Aeroporto e i miei compagni di partito non fanno nulla per tenerlo in vita” (per poi comunque candidarsi in parlamento). Ovviamente i tempi sono fondamentali: bisognerebbe votare in autunno, perchè la candidatura di Falcomatà per il Pd può avere un senso se riuscirà ad arrivare alle elezioni da Sindaco. Altrimenti rischia di giocarsi tutto, e se – come pare – le elezioni ormai saranno a fine legislatura, bisognerà tenere la spina attaccata allo scalo almeno fino a fine anno.
Queste sono soltanto nostre ipotesi politiche. Ma a prescindere dal destino di Falcomatà, che chiaramente interessa a pochi, tutto quello che sta succedendo all’Aeroporto dello Stretto è un fatto (che interessa a molti) che nessuno può più nascondere. Un disastro politico ormai difficile da risolvere, perchè la situazione è compromessa a monte.