Reggio Calabria: successo e grande pubblico per “Le nozze di Figaro” ieri sera al teatro Cilea [FOTO]

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Grande pubblico ieri sera al teatro Cilea per “Le nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart

Ieri sera il teatro Cilea di Reggio Calabria ha avuto l’onore (a mio avviso) immenso di ospitare uno dei più bei melodrammi della storia dell’opera lirica: “Le nozze di Figaro”, di Wolfgang Amadeus Mozart. La sorpresa giunge più che spontanea: non solo suona infatti come cosa davvero strana che il Cilea si risvegli da quel letargico sopore che lo avvolge ormai da tanto (direi troppo!) tempo, ma lo fa rifiutando di appellarsi a trite e ritrite e strappalacrime mimì ed a patetici “si mi chiamano Mimì!” o a far commuovere con la Tosca che si getta disperata dal castel Sant’Angelo. “Torniamo all’antico e ne trarremo progresso” disse proprio un pinco pallino qualunque come Giuseppe Verdi; e solo facendo riscoprire questi splendori, spesso poco noti al pubblico poco ferrato in materia, è che si può riavvicinare la massa (che magari fino ad un’ora prima ha ascoltato Fedez) allo splendore del “bel canto”; e, dimostrazione che il pubblico del 2017 sa ancora apprezzare simili spettacoli, è stato il tutto esaurito di ieri sera! Alla luce di questi motivi, apriamo dunque con un profondo encomio all’ “Associazione Culturale Traiectoriæ”, organizzatrice di questo evento, il quale va ricordato tuttavia come sia inserito nella più generale edizione 2017 del festival internazionale di musica “Mediterraneo Sacro e Profano; Rapsodie Agresti”, il quale ha compreso e comprende molti altri eventi culturali ed artistici degni di nota. Analizzando tuttavia lo spettacolo nello specifico, partiamo dai solisti, e dai protagonisti nello specifico; e perché non iniziare da Figaro, essendo le “nozze” del titolo proprio le sue?

Notevole è stata l’interpretazione dell’ancora indubbiamente giovane Salvatore Grigoli, che tuttavia è evidente come possa in futuro ottenere successi sicuramente migliori. Ben più degna di apprezzamento è invece stata la performance delle due comprimarie, Alexandra Zabala (interprete della Contessa) e di Sarah Baratta (interprete di Susanna), anch’esse molto giovani ma le quali, pur essendo in una età nella quale appunto difficilmente solitamente spicca una voce di soprano, hanno saputo dar prova di sapientissima maturità artistica e vocale; ben altro discorso riguarda Luca Bruno, l’interprete del Conte d’Almaviva, il cui essere da ancor più tempo aduso al “bel canto” gli ha concesso la garanzia del successo che ha concretamente riscosso. Notevole è stata anche l’interpretazione di Cherubino, soprano (en travesti), i cui panni sono stati rivestiti dalla giovane ma davvero brava Alessandra Notarnicola. Davvero di alta levatura è stata inoltre l’interpretazione di Giuseppe Zema, nel ruolo del pedante medico Don Bartolo, che pur in una giovanissima età ha saputo anch’egli dare prova di alto livello artistico. Stesso discorso vale ovviamente anche per i giovani ma davvero bravi Giuseppe De Luca (interprete del giardiniere Antonio), Stefano Tanzillo (interprete del maestro di musica Don Basilio), Riccardo Beniodi (interprete del balbuziente notaio Don Curzio) e della giovane ma brava Eleonora Boaretto (interprete di Barbarina). Nota di merito particolare va poi rivolta ad una delle interpreti che, pur in un ruolo non da protagonista, ha indubbiamente notevolmente spiccato, poiché dotata di una bravura davvero sorprendente, ovvero Maria Rosaria Bagalà, interprete di Marcellina.

Passiamo tuttavia ad orchestra e coro, “last but not least” di questa serata: l’orchestra del teatro Cilea ha come sempre saputo dare prova di una magistrale bravura (nell’ambito della quale va tuttavia fatta una nota di merito al giovanissimo ma bravissimo Alessandro Praticò, maestro al clavicembalo), diretto dal bravissimo maestro Matteo Beltrami ed al coro lirico F. Cilea (sotto la guida del maestro Bruno Tirotta) il quale ha saputo, pur nella piccola parte riservatagli in quest’opera dal compositore salisburghese, dimostrare una bravura che raramente denota dei cori lirici, rendendo ancora una volta palese la loro unicità nel panorama del Sud Italia. Note finali di merito vanno poi alla regia ed ai costumi (sotto la guida, rispettivamente, dei bravissimi Renato Bonajuto ed Alessandro Lai), i quali hanno voluto affermare (in controtendenza con un diktat che oggi sembra imperante, di voler follemente trasporre nella contemporaneità melodrammi ambientati nel passato) l’esigenza di un’opera che sia filologicamente rappresentata. Notevoli sono state anche le scene, sotto la guida di Angelo Ciano, relativamente alle quali tuttavia è deplorevole il fatto che non ci siano state vere e proprie scene (nel senso tradizionale del termine), ma solo delle proiezioni di comunque molto suggestive immagini, accompagnate ad ogni modo da bella mobilia d’epoca. Tirando le somme, ci auguriamo pertanto che simili ed encomiabili iniziative non siano solamente “una tantum” nel panorama reggino, ma una costante, relativamente alle quali il pubblico della “città della Fata Morgana” possa andare più che fiera.

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