Fecondazione assistita, cure per l’endometriosi, nuovi vaccini, trattamenti per l’autismo, ausili informatici per persone con gravi disabilita’: queste e tantissime altre nuove prestazioni gratuite inserite nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza sono ancora un miraggio in 18 regioni su 20. A un mese dalla pubblicazione in Gazzetta, infatti, ad aver recepito i nuovi Lea sono state finora solo il Veneto e l’Emilia Romagna. Atteso da oltre 15 anni e approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio scorso, il decreto che aggiorna la lista delle cure considerate “essenziali”, e quindi tali da dover essere garantite a tutti gli italiani, e’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 marzo, una “data storica”, secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Ma per trasferire realmente sul territorio le novita’ introdotte a livello nazionale, il decreto va recepito in ogni Regione con una specifica delibera di Giunta. E questo fa si’ che, per la stragrande maggioranza degli italiani, i nuovi Lea siano ancora lontani dall’essere applicabili. La prima a tradurli in pratica e’ stata la Regione Emilia-Romagna, il 28 marzo 2017. Circa 10 giorni dopo e’ stata la volta del Veneto, dove la delibera di recepimento e’ stata approvata il 7 aprile. Di fatto, si tratta di due regioni che si distinguono per qualita’ ed efficienza della sanita’ pubblica, come dimostrano i primi posti da anni guadagnati nel monitoraggio dell’erogazione delle prestazioni sanitarie essenziali effettuato dal Ministero della Salute. Prestazioni che, invece, secondo i risultati 2015, non raggiungono la soglia minima delle cure garantite in Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e Campania. “Siamo orgogliosi di essere stati i primi a partire – commenta l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Un risultato che abbiamo ottenuto perche’ in Emilia-Romagna abbiamo un altissimo livello di competenze, strutture e tecnologie, ma anche perche’ ci siamo mossi subito e bene dal punto di vista organizzativo. Non era scontato riuscire a farlo cosi’ velocemente”. “Bene Veneto ed Emilia Romagna – commenta Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato Cittadinanzattiva – perche’ si pongono il problema di come fare arrivare nuove cure ai cittadini e perche’ stanno programmando economicamente come rendere possibile questa innovazione. Male le altre perche’ vuol dire che potrebbe trascorrere ancora molto tempo prima che i cittadini tocchino le novita’ con mano. Chiediamo un intervento deciso da parte del Ministero e del Governo”, aggiunge, “evitando cosi’ l’approfondirsi di diversita’ regionali che gia’ caratterizzano il nostro sistema sanitario”.