Reggio Calabria, l’episodio di oggi sul Corso Garibaldi denota per l’ennesima volta la professionalità delle forze dell’ordine (che ci rassicura), ma anche l’ebetismo dilagante sui social network (che ci sconforta)
Tutto è bene quel che finisce bene: per fortuna non era un ordigno e non c’erano bombe. Per gli Artificieri e i Carabinieri è stata un’ordinaria routine all’insegna della consueta professionalità volta al servizio della sicurezza dei cittadini. Ma nelle ore successive all’episodio, sui social network di è scatenato l’ebetismo dei soliti “leoni da tastiera”, quelli che sanno tutto di tutto, che hanno sempre qualcosa da dire, che riuscirebbero a prendersela persino con il Padre Eterno per un miracolo fatto male. Considerazioni del tipo: “Tutto sto casino per quattro vestiti” si perdono nel mare di fango vomitato nascondendosi dietro lo schermo di un pc sui social netork, uno strumento straordinario che purtroppo però ci costringe a sorbire lo sfogo di coloro che proprio in questo mondo digitale decidono di scatenare le loro frustrazioni.
In realtà, il clima in città è molto pesante. Poche ore fa gli agenti della Polizia hanno rinvenuto a Pentimele due ordigni rudimentali che erano indirizzati al G7 di Taormina: per fortuna in Sicilia non sono mai arrivati, e ci hanno pensato i poliziotti reggini a disinnescarli in piena sicurezza, dopo aver transennato la zona proprio come accaduto sul Corso, e contestualmente a far partire le indagini per far luce sull’origine di queste bombe. Sempre pochi giorni fa, i Poliziotti hanno ritrovato nei pressi del Ponte Calopinace, quindi anche stavolta in centro, un vero e proprio arsenale con un fucile kalashnikov e due relativi caricatori, un fucile a canne mozze e 9 granate di fabbricazione jugoslava. Anche in quel caso tutto era nato dopo una segnalazione telefonica al numero di emergenza 113 e anche in quel caso gli agenti della Questura avevano provveduto a sgomberare l’area, delimitarla e intervenire con un artificiere del XII° Reparto Mobile della Polizia reggina di mettere in sicurezza le armi ritrovate.
Insomma, per evidenziare la concretezza del rischio per la pubblica incolumità non bisogna per forza di cose richiamare i recenti attentati che hanno sconvolto le principali città europee, da Parigi a Londra, da Manchester a Nizza, da Berlino a Bruxelles. Basterebbe aprire gli occhi su ciò che accade ogni giorno a Reggio Calabria, e sugli sforzi straordinari degli agenti che come angeli custodi vigilano per proteggerci, per capire quanto sia importante operare nel modo più rigoroso possibile e non sottovalutare mai alcun tipo di pericolo.