Incendi e sicurezza ambientale nella Sicilia orientale

StrettoWeb

All’inizio di luglio 2017 la sicurezza dell’Autostrada Catania-Messina è stata messa in crisi da incendi lungo i versanti nei pressi dello svincolo di Taormina. Gli autisti sono stati presi dal panico perchè il fumo invadeva l’autostrada e temevano di essere interessati direttamente dalle fiamme. Molti hanno invertito autonomamente e pericolosamente il senso di marcia avvisando la Polizia Stradale.

Per fortuna nessuno si è fatto male.
Gli incendi estivi sono causati da criminali.
L’impatto può essere differente in relazione all’antropizzazione.
Quanto accaduto sull’Autostrada Catania-Messina evidenzia la necessità di predisporre piani di protezione civile da attuare quando l’autostrada viene interessata da un fenomeno che ne mette in crisi la percorribilità.
In occasione degli eventi franosi catastrofici del 1 ottobre 2009, che causarono devastazione e decine di vittime tra Giampilieri e Scaletta Zanclea, anche l’autostrada fu interessata da frane che ne determinarono la improvvisa chiusura e la deviazione del traffico sulla viabilità ordinaria che era maggiormente interessata dalle colate rapide di fango e detriti.
Fu una soluzione improvvisata.
L’autostrada Catania Messina è strategica per i collegamenti ordinari e diventa ancora più importante in occasione di eventi che colpiscano in maniera eccezionale l’ambiente circostante.
Sembra di capire che non sia ancora stato elaborato un piano che preveda tutte le problematiche che possono interessare l’arteria, magari anche sinergicamente.
Finito e spento l’incendio ritorna tutto come prima?
NO!
Si ricorda che nel Piano di Protezione Civile Comunale di Taormina è stata prevista una organizzazione antincendio e che l’elisuperficie che fu predisposta alcuni mesi fa per il G8 in località Piano Porto è stata smantellata mentre potrebbe avere un ruolo strategico nelle attività antincendio.
Gli incendi incrementano il rischio idrogeologico. Dopo il caldo e gli incendi estivi arrivano le piogge e…gli inevitabili dissesti idrogeologici.
Come al solito alla fine dell’estate iniziano le piogge che a volte assumono le caratteristiche di nubifragi, cioè eventi eccezionali nelle aree attraversate dai cumulonembi che sono veri e propri meteo-serial-killer in grado di inondare la superficie del suolo con decine e centinaia di millimetri di acqua in qualche ora.
Sono eventi ripetitivi e certamente non possono costituire delle sorprese!
Le aree devastate dal fuoco incombenti su aree abitate ed antropizzate possono alimentare flussi detritici distruttivi incanalati quando i versanti vengono investiti da piogge intense connesse al transito di un cumulonembo che può rilasciare quantitativi di acqua variabili da qualche decina di mm a circa 150 mm in una-due ore. I versanti percorsi dal fuoco qualora vengano interessati da nubifragi inevitabilmente alimentano un diffuso ruscellamento e conseguenti colate detritiche e piene che possono devastare i fondo valle dove si trovano infrastrutture e manufatti vari.

Che fare quando un incendio devasta i versanti?
Senza perdere tempo, dopo gli incendi, i sindaci dovrebbero fare delimitare su carte topografiche di dettaglio le aree percorse dal fuoco al fine di individuare i bacini imbriferi interessati e conseguentemente le aree urbanizzate, a valle, che potrebbero essere interessate rovinosamente da eventuali colate detritiche.
Di seguito dovrebbero predisporre un piano di protezione civile per le aree potenzialmente interessate dai flussi detritici da attivare, in sinergia con la Protezione Civile Regionale, in relazione all’andamento delle piogge da monitorare con uno strumento dedicato, in modo da attuare le idonee misure di difesa della popolazione.
Le nostre ricerche innovative hanno evidenziato che le precipitazioni molto intense tipo nubifragio hanno un andamento tipico che può consentire di allertare l’area urbanizzata con almeno alcune decine di minuti di anticipo sull’eventuale arrivo di flussi fangoso-detritici; poche decine di minuti però sufficienti a liberare le strade, preventivamente individuate, dalle persone che vi stiano transitando attuando un piano localmente già messo a punto e verificato con esercitazioni pratiche.
L’intensità della pioggia tipo nubifragio è nettamente superiore a quella delle piogge “normali”; pluviometri e moderni sensori meteo ubicati sul territorio con una maglia stretta e collegati in rete sono in grado di individuare e delimitare in tempo reale l’area investita dai nubifragi.
In base alle caratteristiche morfologiche e geologiche devono essere costruiti preventivamente scenari di “effetti al suolo” nelle aree dove si possono innescare colate detritiche con il coinvolgimento di alberi d’alto fusto e blocchi lapidei e dove invece vi sarà scorrimento di acqua superficiale e trasporto di sedimenti.
Per concludere, un ruolo fondamentale per garantire una adeguata difesa dei cittadini dopo gli incendi è riservato al sistema di allarme idrogeologico immediato che deve rappresentare una novità assoluta nei sistemi di protezione civile in aree che possono essere interessate da eventi piovosi eccezionali tipo nubifragi. Dopo pochi minuti che i pluviometri hanno registrato che il bacino è interessato da piogge molto intense (rilasciate inequivocabilmente dai cumulonembi) deve scattare l’allarme lungo l’alveo strada e le vie laterali che possono essere invase dai flussi idrici, fangosi e detritici che possono sopraggiungere dopo un periodo variabile da circa 15 a circa 30 minuti qualora nei bacini vi siano parti di versanti che sono state devastate dagli incendi oppure dopo diverse decine di minuti come accaduto a Vernazza (circa 5 ore).

Gli incendi boschivi, oltre alle attività di polizia preventive, vanno contrastati e spenti con l’acqua.
Vicino al mare si usa l’acqua salata; in collina e montagna tra Taormina, Messina, Milazzo e Marinello non esistono riserve idriche in mezzo ai boschi.
Questa parte della Sicilia orientale è periodicamente interessata da nubifragi disastrosi che dal 2009 hanno causato diverse decine di vittime in seguito all’innesco ed evoluzione di colate fangoso-detritiche. Gli incendi che ripetutamente devastano parti di versanti mettono le premesse per successivi disastri idrogeologici qualora i versanti siano interessati da nubifragi.
Nella aree boscate di questo territorio abbiamo proposto un masterplan ambientale che prevede la realizzazione di laghetti collinari antincendio e ad uso multiplo per contenere i danni ed evitare disastri idrogeologici.
E’ il caso di realizzare alcuni laghetti lungo un transetto Ionio-Tirreno tenendo presente che il cambiamento climatico attuale continuerà a causare la riduzione delle precipitazioni piovose.

( A cura del geol. Prof. Franco Ortolani e dell’arch. Giuseppe Aveni esperto geoambientale)

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