Messina, il Dalai Lama e il sogno di Accorinti: il sindaco tira dritto, ma la città non perdona
Un candidato sindaco di Fiumedinisi che “scatena” bombe in città, parla a una pecora e inscena una colletta per il primo cittadino. Un sindaco buddhista inneggiante al Free Tibet, ad un passo dal realizzare il sogno più ambito. In mezzo il popolo social: cittadini indignati che chiedono a gran voce le dimissioni del sindaco, contro una (nutrita?) schiera di illuminati, detentori della verità assoluta, pronti a difendere il primo cittadino sparando a zero sul “popolo ignorante”. Sembrerebbe la trama perfetta per un’esilarante commedia all’ italiana. Invece no, questo succede nella “civilissima” Messina a più di un mese dalla visita di Sua Santità il Dalai Lama. Un polverone mediatico che non fa certo onore alla città, ma che getta anche ombre sul più onesto dei sindaci che Messina abbia avuto negli ultimi anni. Ma, per quanto onesto, oggi il ritratto del sindaco è quello di un uomo vanitoso, eccentrico, troppo spesso fuori luogo e imbarazzante, che ha perso il contatto con la realtà. Sembrano lontani i tempi in cui l’uomo venuto dal basso prometteva mari e monti per cambiare la città. Il sindaco entrato a piedi scalzi a Palazzo Zanca in questo quattro anni ce ne ha fatte vedere di cotte e di crude.
E con ciò dimostra la sua vera natura: quella di autentico individualista, nato con la vocazione a gesti e imprese personalistiche, ben lontane dal comune (e comunque discutibile) sentire. Il ritratto che ne esce è quello di un narcisista incompreso, divenuto capro espiatorio (questo gli va riconosciuto) per qualsiasi magagna che avviene in città e che davanti alle accuse, ripiega in piagnistei e vittimismi. Quattro anni fa la città intravedeva in lui l’uomo capace di rompere gli schemi, oggi per molti è il sindaco “più deludente e incapace che Messina abbia avuto“. Ma di fatto, se Accorinti ha finito per tradire le aspettative di quanti alle urne gli hanno dato il voto, l’onestà di Accorinti sta nel non aver mai tradito la sua persona.
Lì Accorinti era se stesso, ma trascurava di essere sindaco. Non ha badato minimamente alla possibilità che la città preferisse finire sotto i riflettori per qualcos’altro che non fosse il suo show. Lo stesso accade oggi per il Dalai Lama. Inutili gli appelli del primo cittadino a rivalutare il senso della visita del Dalai Lama a Messina. Sappiamo tutti che questo è il suo sogno e non quello dei cittadini. Accorinti cerca di convincere se stesso, di stare agendo nell’interesse della collettività: “Non capita tutti i giorni che un Premio Nobel venga a Messina per portare il suo messaggio di pace, gentilezza amorevole e calma mentale. La sua presenza a Messina e Taormina- dice il sindaco– è un’opportunità e un momento di riflessione, di gioia e di cammino spirituale“. Ma servono a poco i tentativi di spiegare cosa sia o cosa faccia il Dalai Lama. Inutile scomodare l’etica-spirituale per giustificare una visita che soddisfa solo il suo ego. I messinesi vorrebbero soluzioni concrete alle criticità che attanagliano la città e paradossalmente gli andrebbe bene anche un sindaco incapace di vedere più in là del proprio naso, piuttosto che al lontano Tibet. Da un lato un sindaco buddhista sognatore che dà priorità agli ideali, dall’altro i cittadini in crisi, senza futuro, bisognosi di risposte concrete. La domanda allora è: Accorinti non merita di amministrare Messina o è Messina a non meritare un sindaco come Accorinti?