Reggio Calabria, città ormai fuori controllo: l’ultima vittima delle Bretelle è sulla coscienza di Sindaco e “Amministratori”

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Reggio Calabria, il dramma di ieri sera sulle Bretelle e la città fuori controllo: un’altra vittima sulle spalle degli Amministratori

Foto StrettoWeb / Simone Pizzi

Era la sera del 12 Febbraio 2014, faceva molto freddo e un uomo perdeva la vita dopo essere stato investito da un’automobile sulle Bretelle del Calopinace, in centro a Reggio Calabria. A poco più di tre anni di distanza, ieri sera un episodio analogo ha provocato il decesso di una donna: sull’asfalto c’erano ancora le tracce dei rilievi effettuati per l’incidente di tre anni fa. E non è un caso che questi episodi si verifichino in quel punto: negli ultimi dieci anni, almeno 6 pedoni sono stati investiti sempre lì. Fortunatamente non sono morti tutti, ma alcuni hanno riportato conseguenze drammatiche che gli hanno sconvolto la vita. E nonostante ci sia anche “scappato il morto” – come si suol dire – gli “Amministratori” restano a guardare (tra virgolette perchè ci chiediamo se possiamo ancora chiamarli così, in quanto “Amministratore” è colui che Amministra e Reggio non sembra una città Amministrata da qualcuno…).

E’ una città ormai fuori controllo Reggio Calabria: parcheggi in doppia e tripla fila come non accadeva almeno dagli anni ’90, auto pirata che sfrecciano con la musica al massimo, transitano e si parcheggiano sull’isola pedonale del Corso Garibaldi come se nulla fosse, limiti di velocità infranti come se non esistessero. Ognuno fa quello che vuole a Reggio Calabria, perchè nessuno si prodiga a far rispettare le regole.

Foto StrettoWeb / Simone Pizzi

Sulle “Bretelle” del Calopinace dove i pedoni continuano a morire, c’erano le strisce pedonali che col passare del tempo si sono consumate ma nessuno ha pensato di disporre la loro ri-verniciatura. I “led” che dovrebbero segnalarle nelle ore notturne sono tutti rotti e non funzionano più. Inoltre non vi è alcun controllo dei limiti di velocità, che in quel tratto sono di 50km/h e invece le auto scorrazzano a ben oltre il doppio, invogliate dall’ampia sede stradale. Così diventa difficile scorgere un eventuale pedone, vestito di scuro, nelle ore notturne, su strisce che non ci sono più e non sono più segnalate, da un’auto lanciata a tutta velocità in una strada scarsamente illuminata e a tratti incredibilmente buia.

Le regole. Non è un problema di senso civico o di civiltà innata. Andiamo a togliere i controlli e le sanzioni delle autorità preposte, dei vigili e degli agenti dei vari corpi, nelle civilissime città del Nord, e vediamo cosa succede dopo una settimana. L’unica civiltà è quella che viene imposta con le sanzioni. Un cittadino si educa esattamente come si fa con i bambini: per spiegargli che non deve fare determinate cose, dovrà subire sulla propria pelle le dovute conseguenze di quegli atti ingiusti (o in alcuni casi addirittura illeciti). Non esistono “parole”, esistono solo fatti. Se nessuno si prodiga a controllare, a fare multe, a imporre le norme, l’ordine, la disciplina, ecco che ognuno – in qualsiasi città del mondo – continuerà a fare beatamente ciò che gli passerà per il cervello. Sul Corso non si passa? E perché mai? “Io ci passo ogni giorno, mi parcheggio pure, mi faccio il figo con l’auto nuova, accelero, sgommo … e nessuno mi ha mai fatto una multa…“.

Foto StrettoWeb / Simone Pizzi

Ecco. L’ultima vittima delle Bretelle è sangue sulla coscienza del Sindaco e della Giunta che dopo 3 anni non sono stati in grado neanche di nominare il nuovo comandante della Polizia Municipale: che organizzazione può avere un corpo senza guida? E sulla mobilità urbana sarebbe il caso di adottare urgenti provvedimenti: le strade-groviera della città, zeppe di buche, voragini e sporcizia, sono un pericolo per la pubblica incolumità. Cosa dire degli alberi che continuano a crollare quotidianamente a causa del totale abbandono a cui sono lasciati proprio dal Comune, nonostante la disponibilità (gratuita) offerta da Enti come il Parco Nazionale d’Aspromonte e la Facoltà di Agraria dell’Università Mediterranea? Anche qui bisognerà attendere i morti (e continuare a non far nulla?). A Reggio Calabria si continua a morire sull’asfalto. Vietato parlare di “tragica fatalità”.

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