Ceccato 98 – Che ore sono

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di Enzo Cuzzola – Compare Mico (Domenico) e compare Laro (Lorenzo) erano ormai pensionati da anni. Se ne stavano per ore, seduti sulle sedie mozze davanti la porta del barbiere. Discutevano sempre animosamente. Raccontavano, non senza una buona dose di enfasi, delle loro gesta in trincea, durante la grande guerra.

Vestivano dignitosamente, sempre in giacca, cravatta e panciotto, dal cui taschino fuoriusciva, per lasciarsi intravedere, una catenina da orologio. Avevano entrambi orologi da taschino. Compare Mico aveva un perseo, dono di un suo parente ferroviere in pensione. Compare Laro aveva uno zenith, dono di uno dei suoi figli, che faceva il minatore in Belgio.

Li consultavano spesso, i rispettivi orologi, come se avessero qualche impegno impellente o aspettassero qualcuno.

Ne scoprì presto il motivo, essendo in eterna competizione, competevano anche su quale dei due orologi fosse il più preciso. Infatti, quando mio zio prete rientrava dal cimitero di Condera, del quale era il cappellano, con l’autobus delle 12, in coro gli chiedevano che ore fossero. Egli rispondeva, giocherellone come era, sempre allo stesso modo: “è l’ora di ieri a quest’ora”. Ma i due non demordevano ed allora gli chiedevano di specificare meglio che ore fosse stata quella del giorno prima alla stessa ora. Raccoglieva la provocazione e rispondeva, ancora una volta sempre allo stesso modo, sono le 12, qualunque fosse l’ora effettiva di arrivo dell’autobus.

Allora i due estraevano i rispettivi orologi, dal taschino del panciotto, ed esclamavano l’ora, i minuti, i secondi ed i centesimi. Ma siccome non avevano mai pensato di sincronizzare quei due orologi, ripartiva la discussione, sempre animata, che avrebbero tirato sino all’ora di pranzo, cioè all’una … anzi alle tredici, zero minuti, zero secondi e zero centesimi.

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