Ceccato 98 – La potatura del bergamotto

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di Enzo Cuzzola – Annualmente, finita la raccolta dei bergamotti, bisognava potare gli alberi, per dare agli stessi sempre la medesima forma, atta alla facile coltivazione e raccolta, e per dare agli stessi maggior vigore e quindi aumentare la produzione. Mio padre passava quindi da caposquadra a semplice addetto alla pota. Infatti non era molto esperto in questa arte, al contrario dei suoi fratelli più grandi, figli della prima moglie di suo padre, che però erano cresciuti tutti assieme ed avevano un rispetto infinito l’uno dell’altro, anche se fra gli stessi c’erano molti anni di età di differenza.

Mio padre usciva di casa presto, portando dietro una cartella di cuoio nella quale riponeva forbice ed accetta.  Raggiungeva la squadra dei suoi fratelli e di compare Nino Scappatura e si metteva a potare assieme a loro.

Espressi a mio padre il desiderio di vedere anche quella fase della coltivazione. Fu così che un pomeriggio, appena dopo pranzo, tornò a casa con la ceccato 98 per prendermi e portarmi con lui, al giardino che stavano potando. Alla prima osservazione mi sembrava uno scempio. Povere piante avrebbero sicuramente sofferto per tutti quei colpi di accetta che ricevevano.

Lo confidai a mio padre. Mi fece notare che zio Mico e zio Nino, erano dei veri mastri potatori. Sotto i colpi abili delle loro accette e forbici, gli alberi prendevano sempre una forma cupolare perfetta. E poi mi spiegò che gli alberi amavano presentarsi in ordine per la prossima fioritura di aprile maggio, quando la loro zagara ci avrebbe inebriato i cuori di profumo. Mio padre mi disse che, per gli alberi, la fioritura era come la festa del Santo Patrono per gli uomini, per questo amavano presentarsi in ordine all’appuntamento. Se l’uomo gli permetteva di presentarsi in ordine potandoli, essi sarebbero stati riconoscenti producendo di più.

Avevo sentito dire che gli alberi potati rendono di più, per questo credetti che mio padre avesse ragione.

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