Referendum Catalogna, l’avvocato reggino Ciccio Meduri analizza il “problema giuridico”

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Referendum Catalogna, il giovane professionista reggino Francesco Meduri analizza il problema dell’indipendenza catalana

LaPresse/REUTERS

“Si è tutti tristemente consapevoli di quanto accaduto negli scorsi giorni in Catalogna”. Lo afferma in una nota l’Avv. Domenico Francesco Meduri. “Senza voler scendere né negli episodi di violenza né andare sul piano etico, il problema dell’Indipendenza della Catalogna è un problema giuridico”. “Partendo dai concetti basilari rinvenibili in qualsiasi manuale di Diritto Pubblico, per aversi Stato sono necessari 3 elementi fondamentali: Popolo, Territorio e Sovranità, i quali sono ben diversi dai tre poteri dello Stato, che altro non sono che delle emanazioni concrete dell’elemento Sovranità. Nello specifico, la Catalogna è dotata già di per sé stessa di due dei tre elementi fondamentali: territorio e popolo”.

“Territorio, perché la regione ha una sua connotazione storico-geografica preesistente all’unificazione spagnola, cosa che, per esempio, mancherebbe – non me ne vogliano gli amici settentrionali – alla Padania, la quale non esiste né geograficamente né storicamente. Possiede anche il secondo elemento, il Popolo. Inteso questo come insieme di persone aventi la stessa lingua, la stessa storia, la stessa cultura e – in generale – le stesse tradizioni. Il Referendum aveva chiaramente l’obiettivo di far conseguire alla Catalogna la Sovranità, unico elemento mancante. La Corte Costituzionale Spagnola ha ritenuto incompatibile il quesito referendario con l’articolo 2 della Costituzione,  che sancisce l’unità e l’indivisibilità della Spagna stessa”.

“Ora, qui vi sono due problemi, da un lato, chi favorevole all’indipendenza – sostiene che la Costituzione del 1978, stesa dopo la morte del Generalissimo Franco, sia di matrice Castigliana (Madrid); dall’altro, chi persegue la strada dell’unità fa presente come sul testo Costituzionale vi sia già stato un Referendum il 6 dicembre del 1978, con il quale il popolo spagnolo – chiamato a esprimersi in merito alla nuova Costituzione –  l’abbia democraticamente approvata”.

“Vi sarebbe anche una terza frangia, ovvero coloro che – molto anziani – e nostalgici del Regime Franchista non ritengano l’attuale Costituzione una vera e propria Legge Fondamentale, poiché, essa sarebbe solo il prodotto indiretto dell’ottava Legge Fondamentale a sua volta diretta emanazione delle Sette Leggi Fondamentali con le quali il Generalissimo strutturò lo Stato Iberico, ma non è questa la sede per dibattere della questione”.

“Tornando al problema Catalano, è però vero che l’ordinamento interno Spagnolo garantisce le Autonomie delle varie comunità, come la stessa Catalogna e la  Galizia. Ciò, perché, la conformazione gerarchico-ordinamentale Spagnola si pone in linea mezzana tra il Regionalismo Italiano post l. Cost. 3/2001 e il Federalismo proprio della Germania. Naturalmente più vicina al secondo che al primo. Sostanzialmente, una certa quota dell’elemento “Sovranità” la Catalogna la possiede già, benchè limitato da quella Centrale”.

“Essendo il diritto Internazionale largamente consuetudinario e mancando in esso definizioni precise di Stato, Popolo e Sovranità e non essendo applicabile alla situazione Catalana il principio dell’Autodeterminazione dei popoli, la Comunità ha due alternative: chiedere una riforma Costituzionale relativa all’art. 2 e alle norme da esso derivanti (strada quasi impossibile) oppure avviare un negoziato politico per ottenere ulteriori gradi di autonomia. In ogni caso, come affermato – una volta tanto giustamente – dagli organi U.E. è un problema interno alla Spagna”.

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