Ceccato 98 – Adorno

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ceccato 98di Enzo Cuzzola – A maggio le giornate si facevano sempre più nitide e splendenti ed il caldo incominciava a sentirsi. Tanto più il cielo era nitido, tanto più la gente, al paese, se ne stava col naso per aria. Sì, la gente guardava, soprattutto nelle ore calde, il cielo. Scrutava ad ovest, sopra lo stretto. All’improvviso si sentiva qualcuno urlare “alluddà” (eccolo). Era il falco pecchiaiolo che in dialetto calabrese viene chiamato Adorno. Era grosso tre volte una colomba. A maggio e settembre si vedeva sopra le nostre sud, percorreva migliaia di chilometri, prima dal nord Africa verso i paesi del nord, poi ritornava indietro, per l’inverno. Si nutriva soprattutto di insetti, anche se non disdegnava piccoli rettili e anfibi, uova, piccoli uccelli e piccoli mammiferi. Si diceva fosse goloso anche di miele.

L’Adorno volteggiava, disegnando in cielo la classica ruota, servendosi delle correnti ascensionali, sempre più accentuate nelle ore calde. Volteggiava altissimo sopra le nostre teste, sopra i tetti delle nostre case. I cacciatori si appostavano sulle alture, nascosti nei capanni “passi” appositamente costruiti. Si sentiva un coro di spari, era molto difficile, abbatterne qualcuno, per questo motivo chi ci riusciva, se ne vantava tronfio per l’intera stagione. Compare Lorenzo non era particolarmente fortunato nella caccia al rapace, per questo motivo gli amici lo deridevano e lui, incazzevole come era, se la prendeva da morire.

A me quella caccia disturbava. Mi sembrava molto una lotta ad armi impari. Mi sapeva molto di adornificio a tradimento, infatti se il cacciatore non stesse nascosto nel passo, difficilmente sarebbe riuscito ad abbattere l’uccello. Al grido eccolo, mi sorprese che mio padre, come gli altri, non salisse sul terrazzo di casa per sparare anche lui, che era cacciatore. Mi spiegò che non aveva senso. La caccia, come la pesca, è utile solo per sfamarci. Quando l’uccello, come nel caso dell’Adorno, non è commestibile, allora non ha senso cacciarlo, sarebbe stata cattiveria pura. Quella di mio padre, mi sembrò una strana filosofia, ma sicuramente condivisibile. Gli dissi però che la caccia non mi piaceva.

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