Ceccato 98 – Compare Alessio

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ceccato 98di Enzo Cuzzola – Il sabato Santo, mio padre pregò mia madre di preparare un bel cartone con dentro zucchero, caffè, pasta e biscotti. Sarebbe sicuramente passato a fargli gli auguri di Pasqua suo compare Alessio e non voleva trovarsi impreparato.

Compare Alessio Morabito abitava a Vinco, fuori paese, quasi ai piani di “Santaliva”. Papà lo aveva conosciuto a lavoro, nelle squadre di raccolta dei bergamotti. Erano diventati amici e compare Alessio, che era alquanto più giovane di lui, gli aveva chiesto di fargli da padrino di  Cresima. Mio padre mi spiegò che era il massimo che un amico ti potesse chiedere. Il compare diventa ancor più di un fratello. Era vero perché i due si rispettavano in modo sostanziale, si cercavano a vicenda, si aspettavano, si facevano visita e si preoccupavano, quando non si vedevano per un certo periodo. Compare Alessio non aveva un mezzo di locomozione, neanche un asino, per cui saliva e scendeva dal suo paese fino in città con l’autobus di linea, a volte anche a piedi, ma non c’era volta che non passasse da casa nostra, sempre con le mani piene, come diceva mia madre.

Appena dopo pranzo si presentò a casa nostra. Portava sulle spalle una “truscia”, molto voluminosa e pesante. Era alquanto tarchiato, ma molto forte e gran lavoratore. La poggiò sulla tavola la aprì ed apparve il ben di Dio. Arance, limoni, mandarini, salame, soppressata, fave, pane casereccio e biscotto di grano. Sempre sornione e sorridente, malgrado il duro lavoro, traspariva la gioia nell’aver omaggiato il compare di tutta quella roba. Anche mio padre non vedeva l’ora di ricambiare con il pacco che aveva fatto preparare a mamma.

Io di quelle visite gradivo in modo particolare il pane casereccio ed il biscotto di grano. La moglie di compare Alessio era una artista quanto a panificazione. Conservava il lievito madre da generazioni, non le era mai morto e se ne vantava. Il grano era il loro, lo coltivavano nei terreni in “uso civico” ai campi, poi lo facevano macinare al mulino di Mosorrofa e conservavano la farina in fusti di legno. La loro farina, il lievito madre, il forno a legna e l’abilità della comare producevano un pane buonissimo, che si conservava almeno per una settimana. Il biscotto poi inzuppato nel latte era una goduria.

Mi piaceva compare Alessio e lo dissi a mio padre. Mi disse che ne era contento, perché il compare si rispetta fino alla settima generazione. Dal canto mio avevo associato il termine rispetto al dovere, pertanto, chiesi cosa si intendeva per rispetto, e mi spiegò che il rispetto è il trattare gli altri nello stesso modo in cui vuoi che trattino te. Chiarissimo!

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