Ceccato 98 – Fatti non foste….

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di Enzo Cuzzola – Sia nell’impegno del maestro Zaccaria a scuola, sia nell’impegno di zio prete, nelle ore di ripetizione che teneva per i ragazzi del paese, ci vedevo tanto impegno e tanto affetto. Il maestro Zaccaria trascurava quelli più bravi, per dedicare sempre più tempo, ed all’occorrenza anche “bacchettate” agli scolari rimasti indietro. Anche zio prete non lesinava scappellotti e ceffoni, didattici. Ma entrambi, si capiva, ci mettevano tanto amore e tanta dedizione. Una mattina sentì il maestro Zaccaria che, nel salone, conversando con una sua collega, diceva che era dura riuscire ad insegnare alla mia classe, ma non avrebbe mai mollato.

Qualche mese prima, un pomeriggio erano venuti a trovare zio prete i genitori di Bruno. Era uno dei ragazzi del paese, al quale zio dava ripetizioni. Sentì quei genitori, rassegnatamente, annunciare a mio zio che avrebbero ritirato Bruno dalla scuola superiore, dove lo avevano iscritto, perché i risultati non erano accettabili. Allora zio spiegò che Bruno era un ragazzo molto intelligente, solo era svogliato e, a suo dire, i professori non riuscivano a coinvolgerlo ed interessarlo. Poi li pregò di farlo provare ancora, almeno fino alla fine dell’anno, poi se fosse stato bocciato, non lo avrebbero più iscritto a scuola e mandato a lavorare.

La sera chiesi a zio prete perché insisteva con quel ragazzo, avrebbe solo fatto spendere soldi di ripetizione a quei poveri genitori. Mi spiegò che, in effetti, non si era mai pagato da nessuno, riceveva in cambio solo omaggi orticoli o piccoli favori. Allora gli chiesi per cosa lo facesse e mi rispose perché il poeta dice “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza….”. Ci volle un pezzo ma alla fine capì che, zio prete, concepiva il trasmettere le proprie conoscenze quasi come una missione umanitaria. Collegai il ragionamento a quanto mi aveva raccontato circa la attività di padre Catanoso ed alla stima che nutriva per quel sacerdote, e tutto mi fu più chiaro.

Mettere a disposizione degli altri le nostre conoscenze è un dovere del credente, oltre che rispetto del senso civico e sociale.

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