Dopo la prima ora di lezione, fummo accompagnati dagli insegnanti nella chiesa di baracca del paese. In realtà anche se io, con i miei, frequentavo quella chiesa, non era la mia parrocchia, infatti quella era la parrocchia di San Nicola di Bari, mentre la mia parrocchia era dedicata alla Madonna delle nevi. Ero privilegiato, avevo due parrocchie ed un prete in casa, come avrei potuto non comprendere la Parola.
Alla omelia, il parroco, dopo la spiegazione del Vangelo, pose l’attenzione sull’importanza dell’amicizia e della lealtà. Andai col pensiero alla celebrazione del Giovedì Santo ed al fatto che i ragazzi del paese si sfotticchiavano non volendo essere nessuno il “tredicesimo”, perché Giuda.
La sera ne parlai con zio prete. In primo luogo mi disse che a lui i precetti non piacevano. Infatti secondo lui in chiesa non bisognava andarci perché obbligati. Poi quanto a Giuda mi spiegò che in fondo egli aveva provocato a se stesso più male di quanto ne avesse provocato a nostro Signore e mi spiegò , il senso della lealtà, inteso come non tradimento. Fu chiaro anche a me, che chi tradisce in fondo finisce per tradire se stesso. Tornando al precetto mi raccomandò di non andare in chiesa perché “coscritto”, perché sarei stato un giuda anche io. In chiesa secondo zio prete, non bisognava andarci neanche per chiedere grazie, come facevano le anziane del paese, non bisognava andarci neanche se ci si annoiava. In chiesa bisognava andarci per ringraziare, si per ringraziare nostro Signore e la Santissima e Divinissima Provvidenza per averci creati, conservati e custoditi nella grazia, nella gioia e nell’amore del Padre. All’improvviso avevo capito perché quell’uomo pur gravemente e seriamente ammalato, rideva, gioiva, scherzava e burlava sempre come un bambino.